Comense, 25 anni fa
la magia di Cantù

Basket femminile: La finale di Coppa dei Campioni al Pianella consegnò la squadra definitivamente alla storia. Cinquemila spettatori in quel 23 marzo

Sono trascorsi 25 anni dalla Coppa dei Campioni che la Comense vinse al Pianella. Un trionfo memorabile che suggellò l’egemonia di uno squadrone entrato nella leggenda.

La Comense degli anni Novanta fu infatti la massima espressione del basket femminile (9 scudetti e 8 final four di Eurolega consecutivi), e quella formazione che il 23 marzo del 1995 davanti un pubblico mai visto prima alzò al cielo la sua seconda Coppa dei Campioni, è stata con tutta probabilità la squadra italiana più forte di ogni epoca.

Fullin, Pollini, Gordon...

Coach Corno poteva infatti schierare una corazzata, che ai mostri sacri presi da Vicenza, univa una fisicità impressionante (soprattutto se confrontata con il basket femminile attuale). Con in panchina l’estrosa Todeschini e la nazionale Arcangeli, la Comense aveva come piccole due mastini come Ballabio e Fullin. Nei ruoli di tre e quattro due fuoriclasse come Gordon e Pollini. Poi in area il gigante Mujanovic, Passaro e Paparazzo formavano un muro mostruoso (con Passaro in punta nella zona 3-2, o scalando Fullin play e Pollini ala piccola). Nel 1995 la Comense centrò così il Grande Slam: si laureò campione d’Italia, d’Europa e del mondo, vincendo nell’ordine Coppa Italia, Coppa dei Campioni, scudetto, Coppa Intercontinentale in Brasile (la Supercoppa Italiana non esisteva ancora). Pazzesco.

Il Pianella era stracolmo, arrivarono 5.000 spettatori in ciascuna delle due serate. Sebbene priva di Passaro (crociato rotto), la Sft Comense supera in semifinale Valenciennes (70-66) e in finale Valencia (64-57 con 23 punti di Mujanovic). Era la terza finale di fila contro le spagnole, dopo quella persa al supplementare in Spagna e la storica prima Coppa Campioni vinta in Polonia nel ’94.

«Una pressione incredibile»

«E se a Poznan disputammo una delle nostre migliori partite in assoluto, cancellando Valencia e vendicando la beffa dell’anno prima – ricorda Aldo Corno –, al Pianella invece fu più difficile. Giocavamo in casa, eravamo favoriti, e la pressione davanti a un pubblico incredibile era grande. La squadra scese in campo contratta e vincemmo la semifinale con i denti, negli ultimi due minuti, grazie alla nostra esperienza. La finale invece la controllammo con i nervi, e con una Mujanovic davvero immarcabile. Probabilmente quel successo è stato l’apice di quel decennio»

«A Vicenza negli anni Ottanta avevo avuto una squadra più eclettica, capace di vincere con me quattro Coppe dei Campioni di fila – chiosa lo storico allenatore nerostellato -. Como però per la sua grande esperienza e l’enorme solidità fisica era superiore. Avremmo potuto giocare in serie A con i maschi».

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