Como: apre il bar per protesta
«Ma sono il solo»

Il titolare del bistrot Arte Dolce Lyceum ha aderito alla campagna nazionale #ioapro. Per due volte il locale è stato controllato dalla Polizia locale: «Per ora nessuna multa, solo il verbale»

«Massima solidarietà! Purtroppo non mi trovo in zona, altrimenti sarei venuto da voi sicuramente a consumare».

È solo una delle tante voci che hanno sostenuto dal primo momento la scelta di Alberto Vetrano, titolare del bistrot Arte Dolce Lyceum di via Cesare Cantù , che ieri ha deciso di tenere aperto nonostante i divieti aderendo alla manifestazione nazionale #ioapro. A pranzo l’esercente aveva già registrato 18 coperti e, nel pomeriggio, poteva contare su tavoli tutti occupati, incassando pure alcune prenotazioni per l’aperitivo della sera. «Mi hanno telefonato poco fa e ho detto di venire al locale – ci conferma – Di solito chiudo alle sei, ma oggi mi fermerò finché c’è gente».

Rischio di sanzioni

Vetrano, sfidando la possibilità di sanzioni anche pesanti legate alle chiusure imposte dalla pandemia, ha aderito, sembrerebbe l’unico in città, alla protesta di ristoratori e baristi. Pur rispettando tutte le norme in materia di distanziamento sociale e contenimento del contagio, ieri ha voluto andare contro alle misure che in zona arancione consentono ai commercianti la vendita di bevande e cibo solo tramite l’asporto a domicilio. La Polizia locale durante la giornata ha fatto visita ben due volte a L’Arte Dolce Lyceum. «Gli agenti si sono mostrati gentilissimi. Hanno verificato che tutte le norme di sicurezza fossero rispettate, poi hanno hanno chiesto ai clienti se fossero consapevoli della situazione in cui si trovavano. Alla fine mi hanno rilasciato un verbale ispettivo. Ora sono in attesa di capire se ne seguirà una sanzione pecuniaria o meno. Nel frattempo mi ha rintracciato una persona che si è detta pronta a pagare l’intera somma della possibile multa, mi ha ringraziato per la scelta di campo».

La delusione Vetrano la riserva tutta per i suoi colleghi comaschi di settore. «Si lamentano, come anche io mi lamento per quanto poco sto lavorando e per il tanto che sto perdendo, ma poi quando c’è l’occasione di farsi sentire nessuno si vede. Forse non stanno male come dicono o forse hanno paura delle sanzioni. Fatto sta che . Spero che a livello nazionami sarebbe piaciuto che oggi Como avesse fatto sentire la sua voce, invece il silenziole sia andata meglio».

Categoria divisa

L’iniziativa #iopro da subito ha diviso la categoria e, seppur rimbalzata con un tam tam serrato in rete, non ha trovato l’adesione sperata. In molti operatori hanno fatto scelte diverse e intrapreso la strada dei tavoli di confronto istituzionali e delle prese di posizioni che non andassero contro le norme. «Tengo aperto perché è troppa la frustrazione che ho accumulato in questi mesi. Come ristoratori e baristi ci siamo sentiti umiliati e bistrattati a colpi di Dpcm in continua evoluzione, che ci hanno impedito di lavorare in maniera seria».

Solidarietà per la sanzione esprime il presidente di Confesercenti, Claudio Casartelli: «Ci dispiace vedere come lo Stato sia solerte e puntale quando si tratta di sanzionare le imprese e, al contrario, sia latitante il più delle volte quando si tratta di dimostrare umana comprensione e concreta vicinanza».

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