Como: città deserta?
No, meno del solito ma i turisti ci sono

Dopo un giugno senza arrivi ora va meglio.«Negli infopoint un terzo degli utenti dell’anno scorso»

No, questo agosto comasco non ricorda quelli degli anni Ottanta, prima del “boom” del turismo, quando quei pochi che restavano in città si muovevano tra vie deserte, saracinesche abbassate con una processione di cartelli “Chiuso per ferie” e la spasmodica ricerca di un tabaccaio aperto. No, l’emergenza sanitaria non ci ha ridotti a quel livello, ma il mese più caldo è iniziato e il turismo, anche se in ripresa, non è paragonabile a quello che riempiva la convalle e il lago fino a dodici mesi fa.

La situazione

La conferma arriva anche solo dai due infopoint. Da quello collocato nell’atrio di una stazione di Como San Giovanni mai così tranquilla – una ventina di turisti si aggiravano tranquillamente nel primo pomeriggio di ieri mentre in un sabato del 2019 c’era da sgomitare per raggiungere i binari – Umberto Arcidiacono commenta: «Se l’anno scorso registravamo anche trecento contatti in un giorno normale, adesso arriviamo a stento al centinaio». Ed è così dall’inizio di agosto, quindi da poco più di una settimana. Ma la ripresa c’è: «Abbiamo riaperto il 13 giugno, ma nelle ultime due settimane di quel mese c’è stata calma piatta. Poi in luglio una timidissima ripresa. Solo adesso, anche se i numeri non sono quelli del passato, si assiste a una risalita dei contatti».

I dati, infatti, sono naturalmente solo quelli che si possono raccogliere da chi si ferma a chiedere informazioni e non rappresentano la totalità dei turisti che arrivano via treno (senza contare quelli che giungono a Como Lago con l’altra ferrovia). E c’è anche un altro dato da considerare, come commentano anche dall’Infopoint di via Albertolli: «Gli stranieri sono principalmente francesi, svizzeri, tedeschi e olandesi. Sono praticamente scomparsi gli inglesi, poco anche dall’Est, mentre ci sono tantissimi italiani».

Da dove arrivano? Il grosso, dicono i dati, proviene dal Bresciano e dalla Bergamasca: turismo veloce, quindi, magari per un weekend sul lago anche se pure nel fine settimana il confronto con il passato è impietoso: «Se confrontiamo il dato - conferma Arcidiacono - nel weekend saremo a un quinto delle presenze, perché di sabato e domenica c’era un incremento fortissimo». Insomma, bene, ma non benissimo, ma neppure lo zero assoluto. L’assenza più notevole è, naturalmente, quella delle comitive cinesi, un mercato letteralmente annientato dal coronavirus che ha avuto proprio in Cina il suo primo focolaio.

Nessuna domanda sul virus

Chi si lamentava di una Como invivibile d’estate, la ritrova a misura d’uomo mentre i negozianti non fanno certo salti di gioia, con le due “vasche” del centro frequentate, ma senza quella calca impenetrabile, poca gente in coda alla funicolare – merito del sistema di prenotazione oltre che del minore afflusso – e alla biglietteria della Navigazione. Perché la gita sul lago resta la meta principale: «Ci chiedono soprattutto informazioni sui battelli – confermano da via Albertolli – oltre che sulle cose da fare in città. Il luogo più richiesto è Bellagio».

E la pandemia? «Nessuno ci chiede nulla sul Covid», quindi, speriamo, tutti sono evidentemente già abbondantemente informati e conoscono alla perfezione i comportamenti da seguire.

Dove la città estiva si assomiglia è soprattutto all’ora dell’aperitivo durante il quale certi punti, piazza Volta su tutti ma anche viale Geno, si animano e i turisti si mescolano ai locali.

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