Como dopo Brescia?
I dati sono pessimi
e si rischia la stretta

La Regione vara la zona arancione rafforzata. E il Lario è secondo per incidenza dei casi in 7 giorni. Sono 180 ogni 100mila abitanti, la soglia è fissata a 150

Scatta la «zona arancione rafforzata» a Brescia e zone limitrofe, ma a preoccupare sono anche i dati di Como.

Nelle slide mostrate ieri da Guido Bertolaso al consiglio regionale della Lombardia si vede chiaramente: c’è Como subito dopo Brescia nella curva dei contagi.

Nel bresciano l’incidenza della pandemia è schizzata alle stelle, sono 310 i positivi ogni 100mila abitanti registrati negli ultimi sette giorni, il doppio rispetto alla media regionale. La nostra provincia purtroppo è la seconda più a rischio nel panorama lombardo con 180 casi positivi ogni 100mila abitanti, sempre nell’ultima settimana. La soglia d’allerta è fissata a quota 150.

Mappa preoccupante

I contagi nel comasco vedono un rialzo settimanale del 25,3%, la curva è ben al di sopra dei limiti anche calcolando il numero - esiguo - dei posti letti liberi nei reparti ordinari e nelle terapie intensive. Preoccupa infatti il deciso aumento dei ricoveri osservato da sabato nei nostri ospedali. Vero che non risultano nel nostro territorio dei casi ufficiali di variante inglese come accade invece nel bresciano, ma da noi non ci sono laboratori che sequenziano il virus quando Brescia ha due centri di microbiologia dedicati. Non a caso ormai secondo le autorità sanitarie e politiche più di un contagio su tre nel panorama lombardo lo si deve alla nuova e più rapida mutazione inglese del virus.

Anche secondo l’analisi di Paolo Spada, medico dell’Humanitas ed esperto di algoritmi applicati alla medicina, la situazione epidemiologica in provincia di Como è preoccupante. La mappa dell’Italia che ha realizzato (la mostriamo nel grafico in questa pagina) vede la provincia di Como colorata di rosso visto che, come detto, supera decisamente la soglia di 150 casi ogni centomila abitanti, nell’ultima settimana.

Anche a Varese il contagio accelera, l’incidenza settimanale è di 159 casi con un aumento settimanale pari al 30%. E in crescita Milano.

Più in generale in Italia sono tante le province dove la pandemia si è riaccesa, da Trento a Bolzano, ma anche in Emilia e Umbria. La stretta nel bresciano, con scuole chiuse e smart working, coinvolge anche sette Comuni limitrofi della provincia di Bergamo e uno della provincia di Cremona.

Cambio di rotta

La chiusura si accompagna ad una rimodulazione della strategia vaccinale. L’intenzione è «concentrare i vaccini, le poche cartucce che abbiamo, nelle zone più colpite - ha detto Bertolaso - senza però rallentare la campagna nelle altre province». Ma soprattutto la Lombardia chiede, come già fatto in Inghilterra, di distanziare i richiami. «In modo da prevedere o la somministrazione di una sola dose o il posticipo di sei mesi per la sua somministrazione – ha detto Letizia Moratti, vice presidente e assessore al Welfare - Un’eventuale risposta positiva ci permetterebbe di avere maggiore disponibilità immediata del vaccino che ad oggi è invece in misura scarsa». Questa strategia è stata suggerita anche da alcuni specialisti, ma è stata scartata al momento delle autorità scientifiche istituzionali. I vertici della Regione parlano senza mezzi termini di «terza ondata».

Intanto proprio da Brescia, dove i posti letto scarseggiano, è stato trasferito nella Terapia intensiva del Sant’Anna un paziente già settimana scorsa e un altro è atteso nel reparto di Malattie infettive. S. Bac.

© RIPRODUZIONE RISERVATA