Como: il “no” dei presidi
alla scuola alle 9

Il decreto non cambia l’orario delle superiori cittadine: «Andiamo avanti senza modificare nulla». La dirigente del Caio Plinio: «I contagi fuori dall’aula. Abbiamo chiesto un piano trasporti, nulla è stato fatto»

A Como, al momento, non cambierà nulla. All’indomani della pubblicazione del decreto firmato dal presidente del consiglio Giuseppe Conte, le scuole superiori cittadine hanno deciso di non modificare di una virgola la propria organizzazione sperimentata in questi mesi.

Nessun inizio alle 9 e neppure rientro pomeridiano aggiuntivi: si resta - al momento - con lo schema deciso in precedenza.

Nulla cambia

Del resto, come fanno notare i presidi cittadini, le modifiche contenute dal “dpcm” devono essere anteposte, come scritto chiaramente nel documento, da una «comunicazione al Ministero dell’istruzione da parte delle autorità regionali, locali o sanitarie delle situazioni critiche e di particolare rischio riferite agli specifici contesti territoriali». Insomma, se e solo se la situazione lo richieda. E, a oggi, non c’è nessun atto formale in questo senso.

«In assenza di questo tipo di comunicazione – conferma il preside del Setificio, Roberto Peverelli – noi continuiamo ad andare avanti senza modificare nulla. Anche perché, è tutto da dimostrare che, spostando l’orario d’inizio alle 9, la situazione migliori. Secondo me, cominciare un’ora dopo potrebbe addirittura portare a un sensibile peggioramento, specie dopo un mese di organizzazione e rodaggio».

Da ieri, al Carcano, complice l’ordinanza della Regione, si è ridotta la percentuale di studenti in presenza: oggi lo schema prevede una settimana a casa e una scuola.

Se si iniziasse alle 9, gli studenti riuscirebbero ad arrivare in aula? «Se non cambiano gli orari o la distribuzione dei bus – continua Peverelli – direi proprio di no».

Anche al Giovio tutto resta come prima: «Aspettiamo – conferma il dirigente Nicola D’Antonio – al momento, non c’è arrivata nessuna comunicazione. Peraltro, i ragazzi sono arrabbiati e le famiglie continuano a telefonare a scuola chiedendo informazioni. La decisione di posticipare l’ingresso ci creerebbe non pochi problemi: è stata probabilmente pensata per le aree metropolitane. Da noi sconvolgerebbe un difficile equilibrio raggiunto in queste settimane. Rischiamo di non trovare più gli incastri».

Il nodo trasporti

Non cambia nulla pure al Caio Plinio: «Insieme con i miei colleghi – rincara la preside Silvana Campisano – abbiamo fatto diversi incontri, chiedendo che venisse elaborato un piano dei trasporti provinciale, così che si potessero risolvere i problemi. Risultato: non è stato fatto nessun piano. Quindi, ogni scuola, secondo le criticità che aveva “in casa”, ha organizzato tutto, percentuali di didattica a distanza comprese. Ecco, io non intendo tornare indietro».

Per Silvana Campisano, le scuole sono un luogo sicuro. «Per quanto ci riguarda – aggiunge la preside – i nostri studenti positivi hanno contratto il virus all’esterno. Quindi, ognuno fa il suo lavoro: da noi non cambia nulla, a meno che le istituzioni vengano e ci presentino un piano dei trasporti compatibile».

Si sta alla finestra, in attesa di sviluppi ulteriori, anche al liceo Teresa Ciceri, anche perché al momento non c’è nessuna comunicazione formale di criticità relativa alla nostra provincia arrivata al Ministero. «In questo momento preferiamo aspettare – conclude il preside Vincenzo Iaia – ci stiamo confrontando fra dirigenti per avere una posizione comune. Si tratta di una fase interlocutoria e, per ora, abbiamo scelto di tenere la nostra organizzazione. Anche perché, la norma sulle superiori dovrebbe entrare in vigore da mercoledì (domani ndr)».

Su questo tema, oggi pomeriggio, i presidi della provincia di Como si confronteranno in un incontro, che si terrà ovviamente online.

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