Como: nelle vie del centro
l’assalto della folla
E nessun controllo

In città murata strade piene di gente. Nei negozi gestione attenta, ma fuori è subito ressa

Il primo giorno in fascia gialla e già pare che il Covid sia stato dimenticato, archiviato, messo al bando per decreto.

Como - che pure in questa seconda ondata è una delle città più duramente colpite dalla pandemia, solo tre giorni fa abbiamo registrato 28 morti, più di Milano - si risveglia da 40 giorni di semi-lockdown in pieno delirio natalizio. La bella giornata di ieri ha amplificato il richiamo esercitato dalla fine dei divieti più restrittivi, dal weekend, e naturalmente dalle imminenti feste di Natale.

Un giro in centro

«Preoccupati? Sì certo - dice una signora in coda davanti a Coin -, Ma si spera di non prenderlo, e che non riparta tutto. D’altra parte non si poteva continuare a tenere tutto chiuso, i commercianti devono pur sopravvivere. Noi veniamo da Nibionno, siamo qui perché abbiamo una casa a Faggeto e siamo venuti a controllarla. E già che c’eravamo abbiamo fatto un giro in centro».

Deve essere il pensiero di tutti: un salto in centro, mica toccherà proprio a me, proprio oggi. Certamente la pensano così i tantissimi giovani: probabilmente si sentono meno minacciati, e cinfatti formano capannelli, si abbracciano con entusiasmo e “battono cinque”. Poi si accendono una sigaretta, tirano già la mascherina, e portano alle labbra con evidente soddisfazione quelle stesse mani che hanno conosciuto i palmi di tutto il gruppo.

D’altra parte i motivi per abbassare la mascherina - che tutti indossano, tranne qualche eccezione, come l’uomo che svuota i cestini in piazza Peretta - non mancano: c’è quello che parla al telefono, quello che si deve soffiare il naso, quello che se no gli occhiali si appannano, quello che addenta un trancio di pizza, pure quello che gira per il centro con un grande boccale di vetro pieno di birra. E poi tutti quelli seduti ai tavolini, che legittimamente non sono tenuti a coprirsi.

Ma il grande assente è il distanziamento. Nelle vie dello shopping si snoda un serpentone senza soluzione di continuità, si procede a passo d’uomo per non schiacciare i talloni di chi cammina davanti. All’incrocio fra via Rusconi e via Luini le transenne che delimitano un cantiere costringono la folla a incanalarsi in un pertugio, e il serpentone come ipnotizzato rallenta, vi si infila, azzerando lo spazio tra un potenziale positivo e l’altro. A nessuno viene in mente di deviare nelle vie collaterali, dove non ci sono vetrine illuminate e che sono praticamente deserte.

Lo shopping

È evidente che il grande richiamo lo esercitano i negozi, moltissimi dei quali già esibiscono sconti e promozioni ai quali è difficile resistere. E il numero di sportine griffate che dondolano nelle mani dei passanti conferma che lo shopping resta il polo di attrazione delle grandi masse in libera uscita.

Anche sul lungolago, almeno finché non tramonta il sole, la folla a passeggio è compatta. «Ma siamo all’aria aperta, e tutti con la mascherina - obietta Rossana, una giovane mamma - E poi abbiamo tutti bisogno di uscire un po’ di casa, abbiamo atteso che la situazione dei contagi fosse meno preoccupante, e ora che ci hanno dato il via libera non vedo perchè non dovremmo goderci una passeggiata».

Nei negozi la situazione appare ben gestita: non si vede folla, gli ingressi sono scaglionati quasi dovunque. Ma all’esterno la coda per entrare si trasforma in un attimo nel temutissimo assembramento: si sta tutti vicini, ci si gira l’uno verso l’altro per scambiare quattro chiacchiere nell’attesa, e addio prudenza.

Succede soprattutto fuori dai negozi di bubble-tea, la bevanda con dentro perle gelatinose tanto di moda fra i giovanissimi: un appuntamento imperdibile quando si va in centro, e mentre si aspetta il proprio turno la compagnia si raccoglie in un indistinto magma di adolescenti.

Molte meno le persone di una certa età, probabilmente meno sensibili al richiamo della libera uscita e anche molto più spaventate dal virus. Fino al tardo pomeriggio la folla non cala, l’impressione è che il prolungamento degli orari di apertura dei negozi invece di favorire la diluizione della folla garantisca un assedio al centro, senza soluzione di continuità, fino alle 21.

E i controlli? Zero, almeno nella strade e nelle ore (fra le 15.30 e le 17.15) coperte da questa passeggiata. Unica eccezione, in via Bernardino Luini a metà pomeriggio, una pattuglia di tre militari in mimetica, che però agli evidentissimi assembramenti non hanno dedicato neppure un’occhiata.

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