Coronavirus, i malati delle Rsa
trasferiti negli ospedali: «Uno stillicidio»

Decine di ospiti trasferiti negli ospedali in condizioni molto gravi, colpiti non soltanto dalle polmoniti - Il Valduce: «Persone in gravi condizioni, è un continuo»

Decine di malati gravi inviati dalle Rsa al pronto soccorso. Negli ultimi due giorni, da quando cioè si è alzato il velo sul dramma che si sta consumando nelle case di riposo, decine di anziani in condizioni molto gravi, colpiti non solo dalla polmonite, ma anche da altre patologie croniche, stanno arrivando nei reparti di urgenza ed emergenza. Provenienti dalle residenze sanitarie sul territorio.

«Confermo, è uno stillicidio - spiega Claudio Zanon, direttore sanitario del Valduce - Martedì ho contato sette casi, oggi direi anche di più. Sono persone prima ospiti delle Rsa di Como e della vicina provincia che si sono ammalate e versano ormai in gravi condizioni. La cui situazione è evidentemente peggiorata nel tempo. Dato il quadro acuto hanno tutti assoluto bisogno di una terapia ospedaliera. Hanno patologie parallele in stato avanzato. È un continuo».

Da quando, a inizio marzo, è scattato l’allarme per il contagio, le strutture per gli anziani sono state tra le prime a chiudere le loro porte. Impossibile uscire, impossibile ricevere il saluto dei parenti. Dopo i primi contagi è stato perfino impossibile ricoverare gli ammalati. Chi risultava positivo, o in assenza di tampone aveva i tipici sintomi da Covid, non veniva portato in ospedale in ambulanza, doveva essere curato come possibile all’interno delle residenze. Un fatto che ha avuto molto spesso esiti drammatici. Nelle ultime 48 ore, invece, la situazione sembra essere cambiata.

«Io sinceramente non so se prima non venivano portati in pronto soccorso e ora sì - ribatte Zanon - Sono le ambulanze che accompagnano al nostro ospedale questi ammalati e io ho sempre il dovere di curare chiunque arrivi, tanto più se a rischio vita».

I tre più importanti sindacati di Como, Cgil, Cisl e Uil, hanno unitariamente denunciato (sulla base dei dati ricevuti dalle case di riposo - non tutte - della nostra provincia) 174 decessi avvenuti nell’ultimo mese nelle Rsa del territorio, in larga maggioranza con sintomi, gravi, da Covid. Un dato che è il doppio rispetto alla “normale” mortalità nelle strutture che ospitano anziani sul territorio. Decessi avvenuti quasi tutti all’interno delle stesse Rsa. Negli ultimi giorni, sembra esserci stato un cambio di strategia.

«Negli scorsi giorni abbiamo chiesto l’intervento dei soccorsi per un paziente malato grave - conferma Gianmarco Beccalli, presidente della Ca’ d’Industria - ma da Villa Celesia, che tecnicamente è una casa albergo. Solo all’inizio dell’epidemia, per un malato alle Camelie poi purtroppo deceduto, era arrivata l’ambulanza. Quindi non è stato più possibile ricoverare i nostri ospiti e chiedere aiuto. Abbiamo dovuto fare noi internamente il possibile, cercando di isolare i casi sospetti positivi e curarli con il consulto medico. Ma le Rsa non hanno specialisti, grandi pneumologi e nemmeno i macchinare di un ospedale, respiratori, ventilatori, ciò che si utilizza in una terapia intensiva. Se ora è di nuovo possibile chiedere l’intervento dei reparti di emergenza urgenza io ne sono felice. Penso sia giusto, umano».

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