Coronavirus, i medici contro l’ex Asl
«Siamo stati abbandonati in prima linea»

Dopo quello del presidente Spata, lo sfogo del collega Rivolta: «In quaranta giorni di emergenza sono riusciti a farci avere soltanto otto mascherine...»

«Le autorità sanitarie ci hanno abbandonato». I medici comaschi attaccano il sistema sanitario, ero di averli lasciati soli - dicono - a combattere un’immensa epidemia. Le accuse muovono soprattutto contro l’Ats. «In quasi 40 giorni d’emergenza abbiamo ricevuto otto mascherine chirurgiche e ora forse altre dieci - denuncia Giuseppe Rivolta, membro del direttivo dell’Ordine di Como -. Non ci servono le mascherine di Paperino, ma i modelli ffp2 e ffp3 che isolano davvero dal virus. In teoria adesso verranno finalmente attivate unità di medici, infermieri e farmacisti per trattare i pazienti più gravi che stanno male a casa e non trovano un posto per un ricovero in ospedale. La politica è stata a tratti oscena e folle. In un paese civile l’agenzia per la tutela della salute doveva garantire almeno delle scorte, delle mascherine per evitare l’esplosione del contagio, tenendo distanti i casi positivi e le persone sane. I numeri dei medici malati parlano da soli».

Sono davvero tanti i dottori in città e in provincia che hanno dovuto fare i conti con il coronavirus. Sono scattate sostituzioni, contatti telefonici e video chiamate dall’isolamento domiciliare per non abbandonare gli assistiti. «Bisogna sentirsi spesso - dice Rivolta -, è molto importante anche perché con i primi sintomi a casa non c’è altro da fare che domandare al medico, il 112 non esce. Io lamento in particolare la latitanza dell’Ats. Con l’arrivo dell’epidemia l’Agenzia per la tutela della salute una volta presente anche a Como sembra essere sparita. Vaporizzata. Il disagio sul territorio è stato imbarazzante. Vent’anni di tagli hanno sottratto armi e strumenti alla sanità locale, ci hanno abbandonati. L’ex Asl adesso è a Varese e i comaschi sono figli di un Dio minore. Occorre ricordare che lo sforzo degli specialisti e degli ospedali è stato incredibile, nei reparti e nelle terapie intensive. Ma senza solide basi la medicina universale non sta in piedi, non si riesce a raggiungere tutte le persone che hanno bisogno di un aiuto». Il pensiero è unanime e condiviso da molti altri medici di base. Sono stati lasciati soli, lamentano, e senza direttive a curare un’epidemia nuova e fulminea, dagli esiti purtroppo crudeli.

Nessuna replica da Ats

Oltre alle mascherine, alle tute, ai guanti e ai liquidi per la sanificazione non sono stati forniti nemmeno i tamponi naso faringei che avrebbero potuto soprattutto nel primo momento individuare le persone che stavano diffondendo il contagio. Non sono bastati i controlli sugli spostamenti dei cittadini ad inizio mese. È mancata una tutela legale per la medicina di base. L’indagine epidemiologica sempre a detta dei dottori è stata carente. Ats Insubria non replica. In questa fase di emergenza l’ente rende noto di non voler rilasciare dichiarazioni. Lo sfogo dei medici lariani segue le pesanti parole lanciate la scorsa settimana da Gianluigi Spata, il presidente dell’Ordine dei medici comaschi. «Il territorio è stato vergognosamente lasciato solo – aveva detto Spata - abbandonato a se stesso. Ora anche i medici generici stanno pagando un alto prezzo».

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