Corsi quadriennali a rischio
Ma al Setificio ci credono

Il Miur potrebbe decretare la fine dell’esperienza avviata nel 2018 - Graziano Brenna: «Al Carcano il livello è altissimo. Assurdo fermarsi»

La decisione da Roma dovrebbe arrivare attorno a gennaio: a quel punto, si conoscerà davvero il futuro dei corsi quadriennali, ma potrebbe essere arrivata al capolinea l’esperienza cominciata ufficialmente a settembre 2018 (alcune scuole, come il Gallio, erano partite prima).

In realtà, al momento non si sa quale sarà la scelta del Miur, nemmeno se riguarderà tutti gli istituti o magari solo alcuni, per esempio quelli che non sono riusciti a formare una nuova prima, come al Giovio e al Setificio.

Ma, da quest’ultimo, fanno sapere di non avere dubbi: il quadriennale in Chimica continuerà.

«Picchetteremo la strada se servisse – spiega convinto con una battuta Graziano Brenna, imprenditore e presidente della Fondazione Setificio –, è un corso di altissimo livello. Se negli anni precedenti avessimo avuto problemi d’iscrizioni, allora magari avrebbe potuto essere considerato un fattore dirimente. Ma questi sono stati mesi particolari. Non si rischia, ne sono sicuro, abbiamo anche un ottimo rapporto col ministero».

Unico in Italia, il quadriennale del Carcano è in “chimica, materiali e biotecnologie”, con una spiccata curvatura verso il tessile.

In generale, però, l’esperienza è in crisi in tutta Italia. I motivi sono diversi: alcuni genitori chiedono se il titolo di studio sia uguale a quello quinquennale oppure se sia paragonabile a un percorso di tipo professionale. Altri, invece, non ritengono sia così necessario accelerare il percorso di studi dei figli per consentire loro di uscire dalle superiori un anno in anticipo. In più, il Covid non ha certo aiutato i corsi tecnici.

«È un peccato – aggiunge Graziano Brenna –, i ragazzi fanno le loro scelte, ma mi dispiace che non si riesca a capire la vera natura del progetto. Peraltro, per chi volesse continuare gli studi, a Como abbiamo costruito un ottimo rapporto con il dipartimento di Chimica dell’Insubria».

La preparazione, apprezzata dagli studenti, non preclude quindi in nessun modo l’iscrizione all’università. «Bisognerà capire cosa deciderà il Miur – conclude il preside Roberto Peverelli – su questo progetto noi abbiamo investito e scommesso molto: confido si scelga di continuare su questa strada, altrimenti interverremo su alcuni aspetti dei corsi quinquennali».

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