Costretta a letto, muore senza vaccino
due mesi dopo averlo richiesto

Una signora di 87 anni invalida al 100% aveva fatto richiesta per essere vaccinata a domicilio lo scorso 18 febbraio. La scorsa settimana il ricovero al Sant’Anna e il decesso

Como

Una signora comasca di 87 anni, invalida al 100%, è mancata la scorsa settimana all’ospedale Sant’Anna, apparentemente stroncata da un blocco renale dopo quattro giorni di ricovero nel reparto Covid. La sua è un’altra delle tante brutte storie di questa lunga stagione di dolore, di inciampi e di cattiva amministrazione, ed è una storia che comincia da lontano, addirittura dal 18 febbraio, cioè dal giorno in cui sua figlia, Margherita A., prenotò i vaccini per lei e per il padre, che ha 90 anni.

«Feci richiesta in farmacia - ricorda la signora Margherita - perché così prevedeva la procedura nei casi di pazienti “allettati” che avessero bisogno di essere vaccinati a domicilio». Mamma soffriva di un paio di quei malanni che, combinati all’anagrafe, fanno dell’infezione da Covid-19 una quasi sentenza: era cardiopatica ed era affetta da una insufficienza renale al terzo stadio. E dal mese di agosto era immobile a letto, avendo perduto ogni capacità motoria: «Ero io l’unica ad accudirla quotidianamente - prosegue sua figlia -. E avevo preso tutte le precauzioni possibili per mantenere sia lei che papà lontani dal rischio di un contagio, in attesa dell’avvio della campagna vaccinale».

Fu tra i primi, la signora Margherita, a farsi avanti quando a febbraio le autorità sanitarie aprirono le iscrizioni per gli ultra ottantenni, ma due mesi più tardi, a metà aprile, nessuno ancora si era fatto sentire: «Poi la settimana di Pasqua mi chiamano dalla Cri in nome e per conto di Ats... Volevano accertarsi che mia madre fosse effettivamente costretta a letto e non potesse recarsi al centro vaccinale. Una volta rassicurati mi hanno comunicato che Ats si sarebbe fatta viva per fissare l’appuntamento a domicilio al più presto...».

Purtroppo il destino corre più in fretta di Ats e il 21 aprile, la mamma viene colpita da un ictus che la costringe a un ricovero. Il tampone eseguito al Sant’Anna dà esito negativo, tanto più che, nel frattempo, sia Margherita che il suo papà hanno ricevuto Pfizer e AstraZeneca, con ulteriore tampone di controllo per entrambi negativo. «Due giorni dopo mi telefonano dall’unità Stroke dove era stata ricoverata per informarmi che sarebbe stata spostata nel reparto Covid perché nel frattempo un nuovo tampone aveva dato esito positivo. Quello stesso pomeriggio mi chiama un’infermiera che con tono arrogante mi chiede come sia possibile che una donna di 87 anni non sia stata sottoposta al vaccino. “Me lo dica lei” ho risposto io, sentendomi rispondere che evidentemente non avevo fatto richiesta, perché, testuale, “non è che Ats si sveglia la mattina e va a fare i vaccini a chi non li ha richiesti”... Quando le ho detto che avevamo fatta richiesta eccome e anche da un pezzo, allora ha concluso dicendo che “ah beh: in questo caso fanno a tempo ad invecchiare”, o a morire, come ho ribattuto io».

Due giorni dopo la mamma muore. È il 27 aprile. Quella stessa sera si fa viva Ats: «Eccoci signora, ci siamo». Inutile spiegare che, purtroppo, il vaccino non serve più. Richiamano il 29, sempre per lo stesso motivo: «Tanto zelo - conclude la figlia - forse un po’ in ritardo».

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