Covid, i medici comaschi
e il “caso Zangrillo”
«Serve ancora cautela»

Il primario di terapia intensiva del San Raffaele. ha dichiarato che «il virus clinicamente non esiste più». Tutti però concordano sui numeri in calo: «Ma è presto»

«Il virus dal punto di vista clinico non esiste più». Questa affermazione pronunciata sulla Rai dal primario di terapia intensiva e rianimazione del San Raffaele Alberto Zangrillo sta facendo discutere. Nei contenuti e, soprattutto, nelle modalità.

Poche certezze

A Como medici e specialisti bollano l’uscita come «imprudente» anche se al Valduce non ci sono più ricoverati in terapia intensiva per il virus e lo stesso vale per il Sant’Anna. «Dati e numeri dimostrano certamente che l’epidemia è in calo – commenta Gianluigi Spata, il presidente dell’Ordine dei medici di Como – e che non provoca più i casi gravi e drammatici di tre mesi fa. Io non sono un virologo e non mi permetto di aggiungere altre teorie personali. Mi limito però a constatare che tra gli specialisti ci sono visioni diverse. Alcuni sottolineano come l’andamento epidemiologico sia stagionale, altri immaginano che dopo la quiescenza possa esserci un ritorno in autunno. Le certezze su questa malattia sconosciuta sono poche, ma è un fatto che il virus è ancora in circolo o non ci sarebbero più contagi. Dunque davanti al microfono io userei più prudenza. Invitando la gente in ascolto ad essere comunque responsabili e a rispettare le norme».

Non che il dottor Zangrillo abbia invitato i telespettatori a gettare al vento le mascherine, sia chiaro. «No, però anche la modalità della comunicazione è un fatto delicato ed è bene non ingenerare confusione – dice Domenico Santoro, già primario di malattie infettive al Sant’Anna – nel massimo rispetto dell’autorevolezza dei colleghi io sarei cauto prima di indicare la scomparsa, pur clinica, del virus. Terapie e ospedali non sono più pieni, la gravità e la virulenza è diminuita, ma aspetterei conferme prima di sbilanciarmi. Almeno perché le persone, altrimenti, potrebbero non comprendere il messaggio scientifico e usare comportamenti poco attenti e rispettosi». Il virologo dell’università dell’Insubria Paolo Grossi preferisce non commentare, da sempre il professore evita le polemiche tra medici e scienziati, le dispute interne alla medicina su ipotesi diverse. Si allinea però a quanto espresso dall’Istituto superiore della Sanità e dal comitato tecnico scientifico. Autorità che ribadiscono che il virus è ancora in circolo e che non bisogna dare messaggi fuorvianti, ma che, anzi, è giusto ricordare che se l’epidemia non fa più stragi è merito anche delle drastiche misure adottate per il contenimento da tutta la collettività.

«Problema di comunicazione»

Altri virologi come Fabrizio Pregliasco cercano di interpretare meglio l’affermazione di Zangrillo. Da un lato evidenziando come oggi la malattia sia in effetti più gestibile, dall’altro sottolineando comunque come i cittadini e le autorità sanitarie debbano restare vigili e prudenti. «Mi pare un’uscita parecchio fuori dalle righe - taglia corto Adele Maria Adorni, direttore dell’unità semplice di Terapia intensiva del Valduce - la comunicazione ha un suo peso, altrimenti la gente non usa la doverosa responsabilità». «La carica virale si è davvero ridotta - dice Giancarlo Grisetti, segretario della Fimmg, il principale sindacato dei medici comaschi – è vero, ci sono dati solidi che lo dimostrano ormai. Detto ciò penso che Zangrillo si sia espresso male, in maniera errata, di sicuro poco accorta».

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