Covid, in prima linea senza protezioni
E il medico denuncia Ats Insubria

Segnalazione al ministero della Salute: «Comportamento inaccettabile» - «Dopo due mesi dall’inizio dell’emergenza un pacchetto di dieci mascherine monouso»

Un medico di famiglia comasco ha denunciato l’Ats Insubria al ministero della Salute.

Senza direttive, senza linee guida, senza mezza mascherina e le dovute protezioni, dopo due mesi dall’inizio della spaventosa epidemia il dottor Massimo Merola con lo studio in viale Varese ha deciso di alzare la cornetta e raccontare tutto ai colleghi che guidano il dicastero della sanità.

«Non abbiamo ricevuto i doverosi dispositivi di protezione individuale – racconta il medico di medicina generale – e per fortuna i cittadini nei momenti più critici si sono dimostrati responsabili e attenti alle regole e alle precauzioni. Sono stati encomiabili, anche durante la difficile quarantena. Abbiamo ricevuto un atteggiamento non altrettanto apprezzabile da parte dall’Ats, l’ente che dovrebbe vigilare sulla salute pubblica. Dopo due mesi dall’inizio di questa storica pandemia abbiamo potuto ritirare una decina di mascherine chirurgiche monouso. Dopo una settimana, dieci giorni, avrei potuto anche capire. Ma dopo due mesi è inaccettabile. Le imprese edili ai loro operai garantiscono il caschetto, a noi nel pieno di un’emergenza planetaria nemmeno un fazzoletto davanti al naso e alla bocca».

Medici, ospedalieri, residenze sanitarie, hanno dovuto fare tutto o quasi da soli. Con le mascherine, ma anche soprattutto con le tute per entrare in sicurezza nelle case delle persone. E infatti molti dottori si sono ammalati, anche gravemente. Sono mancati anche guanti, gel sanificanti, senza parlare dei tamponi per verificare la presenza del virus nelle mucose, sempre insufficienti.

«Infatti, allora ho chiamato il ministero della Salute – dice Merola – sono stato tre quarti d’ora al telefono con i colleghi del dicastero. Attraverso una conversazione registrata ho raccontato tutti gli ostacoli e i pericoli, il nostro lavoro in prima linea nell’assenza totale di aiuti e direttive. Spero che tanti colleghi del territorio abbiano promosso azioni simili. E spero che serva a qualcosa».

I medici di medicina generale di Como e delle altre province lombarde a lungo hanno incalzato la Regione, dunque Ats, sollevando critiche, dubbi e anche suggerimenti. Il presidente dei medici comaschi Gianluigi Spata nelle fasi iniziali dell’epidemia non ha risparmiato dure denunce, rimbalzate poi anche a livello nazionale.

Chiesta una risposta su questi temi all’Ats all’inizio di maggio così l’agenzia dava risposta.

«I medici di medicina generale hanno ricevuto regolarmente le indicazioni regionali. La medicina territoriale è di fondamentale importanza in questa situazione e i medici si sono prodigati con grande professionalità nella gestione dei pazienti. Nelle situazioni di emergenza, imprevedibili fino a qualche mese fa nei nostri territori, le criticità sono state inevitabili. Si è fatto e si fa tuttora il possibile. C’è stato uno sforzo di tutti per garantire la migliore assistenza».

© RIPRODUZIONE RISERVATA