Da Milano a fare spesa o da amici
Cantù non fa sconti: 8 denunciati

In tre giorni sanzionate dai vigili varie irregolarità, con giustificazioni a volte surreali. Un esempio: «Qui prezzi più vantaggiosi di Busto». Il caso limite: 7 passaggi ai varchi leggi-targa

Chi, in piene restrizioni da coronavirus, da Milano ha scelto persino Cantù, per i prezzi più vantaggiosi di un supermercato cittadino, preferito ad un altro nemmeno di Milano, ma addirittura di Busto Arsizio. Chi si è giustificato con la storia della benzina, anche se l’auto, a lui, studente, non può servire per andare al lavoro.

Chi si annoia in quarantena, e va a trovare l’amico. Chi è passato ai varchi leggitarga sette volte in poche ore. Ed è stato incastrato. Piovono denunce, per il mancato rispetto delle norme che imporrebbero ai cittadini di restare a casa. Chi non si è adeguato, in queste ore, si è imbattuto nei controlli della polizia locale di Cantù: sono ben otto, i denunciati negli ultimi tre giorni.

«Ognuno con la sua storia»

Ciascuno aveva la sua storiella da raccontare, come riferiscono in via Vittorio Veneto. Al comando - il dirigente è il comandante Vincenzo Aiello - quanto verbalizzato dagli agenti ricorda, una volta di più, che per i furbi non c’è un grande spazio di manovra.

Da non dimenticare che, uscire di casa con le strade deserte, già di suo significa girare con un’ideale freccia puntata sopra il tettuccio della propria auto. Le probabilità di incappare in un posto di controllo sono altissime. A Cantù, solo la polizia locale controlla tra i 40 e i 50 veicoli al singolo giorno. Le pene sono state inasprite: fino a 18 mesi di arresto, fino a 5mila euro di ammenda.

Meno irregolarità, ma ci sono

Eppure, qualcuno che ci prova, continua ad esserci, nonostante da settimane gli appelli a non uscire di casa, se non per le poche, reali necessità, come fare la spesa, andare al lavoro, andare in ospedale, rientrare al proprio domicilio, siano continui su ogni media. E in quest’ottica non si capisce sotto quale profilo sociale si debba inquadrare il residente di Milano che, anziché Busto Arsizio, provincia di Varese, abbia scelto Cantù, provincia di Como, per andare al supermercato. Qualcun altro ha detto di essere andato a far la spesa, certo, pur restando in zona. Peccato che sia stato poi messo in difficoltà dal controllo al varco del leggitarghe: sette passaggi sotto gli occhi elettronici al confine della città non sono di certo pochi né giustificabili, per una semplice spesa. Del resto, possono arrivare residenti da fuori: «Laddove il Comune non disponga di punti vendita, o sia necessario acquistare con urgenza generi di prima necessità non reperibili nel Comune di residenza o domicilio, lo spostamento è consentito solo entro tali stretti limiti, che dovranno essere autocertificati», ricorda l’angolo dei chiarimenti sul sito della presidenza del Consiglio.

Altra denuncia per chi è uscito di casa per andare a trovare un amico, senza forse rendersi conto che, il contagio, può diffondersi assolutamente anche così. Caso particolare lo studente che ha affermato di uscire per il rifornimento di benzina. In un momento in cui le scuole sono chiuse, e non avendo egli stesso un lavoro, è stata vista come una giustificazione meritevole di denuncia.

Controlli a 20 esercizi commerciali

Controllati anche 20 esercizi commerciali. La fila per acquistare nei negozi di vicinato, viene rispettata, riferiscono dal comando. Qualcuno visto più volte in giro, si è sentito chiedere persino dagli ufficiali del corpo municipale il perché della sua presenza costante.

Se tutti escono tutti i giorni per fare la spesa, viene meno il rispetto di quanto chiedono decreti, ordinanze, presidenti del Consiglio, sindaci. Il famoso “restate a casa” che a qualcuno proprio non entra in testa.

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