Distrugge con l’ascia la pizzeria del rivale
Il motivo? Invidia: «Lui lavora, io no»

Denunciato dai carabinieri il titolare di un pubblico esercizio fermo causa lockdown - Se l’era presa con un collega che lavora grazie all’asporto. La vittima: «Mi ha spaccato tutto»

Como

Tutta colpa del lockdown, dello stress, dei mancati introiti e dell’invidia per chi, invece, nonostante le limitazioni di queste ultime settimane, ha comunque potuto lavorare.

Così un pizzaiolo comasco di 55 anni residente a Maslianico si sarebbe giustificato davanti ai carabinieri, assumendosi la responsabilità del raid messo a segno ai danni della pizzeria da asporto “Al numero 1” di Monte Olimpino, devastata a colpi d’ascia nella tarda serata di domenica pochi minuti dopo la chiusura.

I militari della stazione di Como lo hanno raggiunto ieri mattina al suo domicilio, recuperando gli abiti che indossava al momento del raid e con essi anche l’ascia utilizzata per distruggere tutto.

Di intatto, nel locale pizzeria - che si trova in via Bellinzona poco prima della rotatoria un tempo detta “del pino” e che in zona è molto conosciuto proprio per l’attività di “delivery” - non è rimasto pressoché nulla: «Mi ha spaccato tutto - conferma il titolare Ahmed Wahba, origini egiziane, cittadinanza italiana -. Dalla porta di ingresso al bancone in granito fino al registratore di cassa e al frigorifero delle bibite. Tutto». Ahmed si dice grato alla buona sorte per il suo preziosissimo forno. Quel tizio armato d’ascia ha fatto irruzione in pizzeria pochi minuti dopo che lui se n’era andato - attorno alle 23 - e il forno era ancora caldo, «a 350°». Il tizio lo ha colpito lo stesso, dall’esterno, ma quando ha provato ad aprirlo per renderlo davvero inservibile anche dall’interno, l’ha trovato ancora ustionante. E ha dovuto rinunciare. Quantomeno, con qualche rappezzo provvisorio, il locale ha ripreso a funzionare anche se ci sarà ancora parecchio lavoro: a occhio potrebbero esserci danni per più di 10mila euro.

Al pizzaiolo rivale i carabinieri sono arrivati dopo un paio di giorni di indagine. In un primo momento avevano pensato a un tentativo di spaccata ma il fatto che fosse tutto rotto e che non mancasse nulla li ha indotti a propendere per una pista diversa. Il giorno precedente, Ahmed aveva avuto un diverbio con un concorrente, uno di quelli che lavorano con i tavoli, e non con la cucina da asporto; uno di quei titolari di pubblici esercizi che - detto senza giustificare nulla, e meno che mai un gesto del genere - non vedono un centesimo da settimane.

Il resto lo hanno fatto le testimonianze determinanti di un paio di residenti, che domenica sera, attirati dal frastuono, si erano affacciati per capire cosa stesse succedendo, ed avevano preso nota di un paio di dettagli: abbigliamento, arma e, soprattutto, modello dell’auto di quel matto armato di ascia. Il quale aveva anche finito per ferirsi, macchiando di sangue il pavimento della pizzeria. Da un paio di giorni girava con la mano sinistra vistosamente fasciata. Ha ammesso tutto: «L’ho fatto - ha detto - per invidia».

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