Dormitorio, protesta in Comune
«Da lunedì saremo senza un tetto»
E il sindaco chiede aiuto

Manifestazione di un gruppo di ospiti di via Sirtori, in vista dell’imminente chiusura. L’assessore Negretti: «Ha deciso Caritas». Bernasconi: «Abbiamo fatto di tutto, ci lasciano soli». Landriscina: «Raccogliamo disponibilità»

Tenere aperti il tendone e il dormitorio di via Sirtori. L’hanno chiesto, inscenando una protesta a sorpresa in Comune, ieri mattina, alcune persone senza dimora.

In quaranta, in buona parte migranti, si sono ritrovati davanti all’ingresso di Palazzo Cernezzi e hanno chiesto di parlare col sindaco Mario Landriscina. Lunedì, infatti, terminerà “Emergenza Freddo”, prolungata oltre la solita scadenza per via dell’epidemia da Coronavirus, e un’ottantina di ospiti della struttura di via Sirtori tornerà in mezzo a una strada. Perché a quasi un anno dalla ormai celebre mozione approvata in consiglio comunale, l’amministrazione non ha ancora individuato un luogo destinato a dormitorio permanente.

Botta e risposta

Nel cortile interno del Comune, una piccola delegazione di senzatetto ha parlato con l’assessore alla Sicurezza Elena Negretti. La protesta, controllata con discrezione dalle forze dell’ordine, si è conclusa senza mai trascendere, pur non mancando toni accesi. Dal canto suo Negretti, oltre alla richiesta di un maggiore rispetto delle regole («i vigili e la polizia venivano chiamati tre volte il giorno»), ha sostenuto che, in realtà, gli spazi in via Sirtori potrebbero continuare a fungere da dormitori fino al 30 di agosto. «La decisione di chiudere è stata presa da Caritas – ha detto – In questo periodo, ci siamo messi a disposizione, mettendo anche risorse economiche. Se volessero continuare, noi daremmo il nostro supporto, come abbiamo fatto fino ad adesso. Parallelamente, il sindaco sta lavorando per trovare una soluzione definitiva. Siamo consapevoli che sarà necessario trovare un nuovo posto per “Emergenza freddo”». Dal prossimo inverno, infatti, gli spazi del Cardinal Ferrari non saranno più disponibili.

L’assessore ha anche sottolineato d’essere venuta a sapere della riduzione degli orari di apertura e della chiusura solo da un comunicato stampa inviato dalla Caritas, non prima. A questo proposito, Roberto Bernasconi, direttore della Caritas, smentisce, sottolineando come la decisione fosse stata comunicata tramite mail certificata circa due settimane fa. «È mancata un rapporto costruttivo fra le forze della città – aggiunge Bernasconi – e ognuno è andato per la sua strada. Qualche volta, ci siamo sentiti soli e in alcuni momenti pensavamo di non farcela».

Caritas: non ce la facciamo più

Poi, la conferma: lunedì via Sirtori e i tendoni chiuderanno. «L’esperienza del dormitorio invernale - afferma Bernasconi – era nata per dare una sistemazione alle persone in strada e, a differenza degli altri anni, quest’anno si è protratta ancora di più a causa del Covid. Inoltre, abbiamo aperto gli spazi ventiquattr’ore su ventiquattro per salvaguardare la popolazione affaticata». Il problema dei senza dimora, come sottolinea il direttore della Caritas, a Como è strutturale e, ciclicamente, si ripropone: «Siamo una città che accoglie tante persone. Le abbiamo supportate anche con 450 pasti sfornati al giorno. È stata una fatica, perché abbiamo anche dovuto di fatto azzerare i volontari, per evitare i rischi di contagio. Vi assicuro che non è stato facile, per noi e per loro. Ora non ce la facciamo più: noi abbiamo fatto la nostra parte per dovere civico e rispetto verso le persone». Infine, l’invito a creare un progetto strutturato: «Altrimenti – conclude - vivremo sempre nell’emergenza».

Soltanto in serata, con una nota diffusa dall’ufficio stampa, il sindaco Mario Landriscina è intervenuto sulla protesta degli ospiti del dormitorio. E ha confermato di fatto che il Comune non ha una soluzione ma fa appello alla «generosità» dei comaschi, dicendosi pronto ad accogliere «disponibilità concrete di sostegno».

La protesta, scrive il sindaco, «peraltro non nota all’Amministrazione, è evidentemente successiva all’annuncio della Caritas di voler concludere l’attività» del dormitorio di via Sirtori «per ragioni unilateralmente individuate».

«Si evidenzia - prosegue la nota - che negli scorsi anni la conclusione del periodo di ospitalità invernale era prevista al termine della stagione fredda, mentre in questa occasione è stato condiviso, attribuendo parte dei costi aggiuntivi all’Amministrazione comunale, un prolungamento adeguato per le note vicende connesse alla pandemia. Nel merito è opportuno evidenziare che il Centro Cardinal Ferrari, che ha generosamente concesso i luoghi, è tutt’ora disponibile all’accoglienza sino al 31 agosto. Registrato che Caritas metterebbe a disposizione la tensostruttura con arredi ed attrezzature, questa Amministrazione è già alla ricerca di un adeguato soggetto che ne assuma la gestione per il prossimo periodo».

E ancora: «Pur faticosamente, a seguito delle note situazioni dai pesanti risvolti anche economici intervenuti in questo drammatico periodo, proseguono incessantemente le azioni per realizzare una adeguata accoglienza a favore dei “Senza Dimora”, contestualmente costruendo un percorso di reinserimento che vada oltre le più basilari necessità. A questo proposito - conclude Landriscina - saranno bene accolte disponibilità concrete di sostegno che dimostrino ancora una volta la tradizionale generosità della cittadinanza che spesso, in silenzio e senza clamori, sostiene progetti di comune interesse per una migliore convivenza e fattiva solidarietà».

Trascorso un anno dal voto in consiglio comunale, insomma, la soluzione ancora non c’è. Ma «le azioni proseguono incessantemente».

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