Emergenza coronavirus
Frontalieri, denuncia dei sindaci
«Non possono tornare a casa»

I primi cittadini della sponda orientale scrivono a Conte e Fontana: «Sono discriminati» Intanto salta il referendum anti frontalierato. Nel Cantone, 511 contagi e 14 morti

Dopo i quaranta sindaci della sponda occidentale del Lario e delle valli adiacenti, ora scendono in campo anche i sindaci della sponda orientale a sostegno dei frontalieri, in primis di quelli che stanno vivendo «una situazione paradossale e potenzialmente molto pericolosa dovuta a una ingiustificabile differenza di comportamenti di sicurezza tra l’Italia e la Confederazione Elvetica».

Il concetto è ben espresso in una lettera inviata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al Governatore di Regione Lombardia, Attilio Fontana. Lettera che porta la firma dei primi cittadini di Blevio (Alberto Trabucchi), Torno (Rino Malacrida), Pognana Lario (Claudio Corbella), Faggeto Lario (Angela Molinari), Nesso (Massimo Morini) e Lezzeno (Maurizio Boleso). «Ai nostri concittadini viene chiesto di trasferirsi temporaneamente in Canton Ticino per poter continuare a lavorare. Questo “invito” è divenuto sempre più pressante - si legge -. A questo si aggiunge la gestione dei valichi doganali che costringe i lavoratori pendolari a cavallo del confine a rimanere in coda, in attesa per ore ogni giorno»

Il tema è di stretta attualità ed è stato sollevato con dovizia di dettagli anche dal sindacato ticinese Ocst. «Chiediamo in questo momento di piena emergenza sanitaria una tutela anche per i nostri frontalieri. Nessun intento polemico da parte nostra, ma solo la segnalazione di una situazione che, come scritto, nella lettera potrebbe diventare potenzialmente molto pericolosa. Il dialogo deve prevalere soprattutto in questi casi. Credo che Regione e Governo possano ben rappresentare le nostre istanze», sottolinea il sindaco di Blevio, Alberto Trabucchi (74 i frontalieri residenti a Blevio).

Anche la Comunità montana Triangolo Lariano - come già le altre due del territorio - è pronta a scendere in campo al fianco di sindaci e frontalieri. Nella missiva, i primi cittadini pongono l’accento anche su un altro fatto degno di nota e cioè che «i comportamenti, le norme di prevenzione del contagio e le dotazioni della polizia di frontiera non rassicurano rispetto al contenimento del contagio per i nostri concittadini che lavorano in Svizzera e per le loro famiglie».

Anche oltreconfine da venerdì la situazione, in relazione all’emergenza Coronavirus, è di massima allerta. Ieri è stato ufficializzato il fatto che le elezioni amministrative in Ticino (programmate per il 5 aprile) slittano al 2021, ma soprattutto il Consiglio federale ha fatto sapere, con i crismi dell’ufficialità, che non si terrà la consultazione anti-frontalieri del prossimo 17 maggio che si annunciava già come un test circa il gradimento dei nostri lavoratori non solo in Ticino, ma anche in tutta la Svizzera.

Il numero dei contagi ieri in Ticino ha subito un’ulteriore impennata, con ben 511 casi di positività a tampone (+89 rispetto a martedì) e 14 decessi, 4 dunque in più delle ventiquattro ore precedenti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA