Erba, quinto lutto per il virus
Morti in aumento: +24% in tre mesi

Un uomo di 83 anni ha allungato l’elenco delle persone che non ce l’hanno fatta. Stabili i decessi dei residenti. Degenti in ospedale o alla casa di riposo 33 in più rispetto al 2019

Mentre gli erbesi piangono il quinto concittadino morto dall’inizio dell’emergenza sanitaria, dal municipio arrivano dati che consentono di “misurare” il dolore di queste settimane: nel primo trimestre del 2020 i morti in città - tenendo conto anche e soprattutto dei residenti in altri Comuni morti al Fatebenefratelli e a Cà Prina - sono aumentati del 24 per cento. Un incremento che paradossalmente non investe i cittadini erbesi: il numero dei residenti morti tra febbraio e marzo 2020 è lo stesso del 2019.

Partiamo dall’ultimo triste bollettino del Covid-19, aggiornato al 31 marzo con i dati che vengono comunicati quotidianamente da Ats Insubria al sindaco Veronica Airoldi. Il conto delle morti legate al coronavirus sale a cinque: l’ultimo scomparso è un uomo 83 anni, che va ad aggiungersi a un altro uomo erbese di 80 anni (è stato il primo morto erbese) e a tre donne di 74, 83 e 84 anni (si tratta di suor Adelaide Apostoli, volto noto della San Vincenzo e dell’asilo Gianetti).

La situazione

L’altro lato della medaglia, che lascia ben sperare per il futuro, è rappresentato dal primo erbese considerato ufficialmente guarito: è un cittadino di 70 anni dimesso pochi giorni fa dall’ospedale Sant’Anna di San Fermo della Battaglia, dove è rimasto ricoverato a lungo (anche se fortunatamente mai in terapia intensiva).

Il numero complessivo degli erbesi risultati positivi al tampone nelle ultime settimane sale a quota 42, mentre le persone attualmente in quarantena a seguito di contatti ravvicinati con i malati sono 30. Ai sindaci vengono comunicati anche i nominativi dei cittadini in quarantena perché hanno l’obbligo di restare chiusi in casa, anche in assenza di sintomi, e gli amministratori possono far effettuare controlli agli agenti della polizia locale.

Fin qui i dati aggiornati. Per comprendere davvero la portata del coronavirus in città e sul territorio circostante non resta però che confrontare i dati del 2019 con quelli del 2020. «Tra gennaio e marzo 2019 - fanno sapere dagli uffici di stato civile di Palazzo Majnoni - a Erba vennero registrati 136 decessi. Il dato comprende moltissime persone non residenti in città ma che si trovavano all’ospedale o in casa di riposo al momento del decesso. Nel primo trimestre del 2020, i decessi sono 169».

L’aumento è del 24 per cento: in proporzione va meglio rispetto ad altre città con ospedali e case di riposo, che si tratti di Como o San Fermo della Battaglia con il suo Sant’Anna, ma la crescita è comunque sensibile. Paradossalmente a Erba i decessi sembrano interessare soprattutto i non residenti: nel 2019 i cittadini erbesi morti sono stati 19 a febbraio e 14 a marzo, nel 2020 le cifre sono esattamente le stesse (19 a febbraio e 14 a marzo).

Il Fatebenefratelli

Se guardassimo solo alle morti dei cittadini erbesi, l’effetto del coronavirus sembrerebbe quasi ininfluente. Come si spiega allora la crescita molto più decisa delle morti registrate in città? La spiegazione è semplice, e triste: l’ospedale Fatebenefratelli accoglie moltissimi pazienti dal circondario, in particolare dai piccoli paesi del Lecchese - da Suello a Cesena Brianza - che contano un gran numero di decessi per Covid-19 in rapporto alla popolazione.

Per far fronte a una simile emergenza, l’ospedale ha dovuto allestire un reparto - o meglio, una palazzina - interamente dedicato ai malati di Covid-19: la media dei ricoverati è ormai stabile intorno alle 70 unità.

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