Folla senza mascherina, poi i tuffi
Al Tempio Voltiano esercito e vigili

Como: spiaggia presa d’assalto niente protezioni nè rispetto della distanza. Decine in acqua nonostante il divieto: fuggi fuggi - per poco - all’arrivo di agenti e militari

Prima calda domenica di luglio ed è già assalto alla spiaggetta del Tempio Voltiano. Con la Polizia locale e addirittura l’esercito costretti a intervenire per fare uscire dall’acqua oltre 40 persone.

Salta ogni regola

Ormai è saltata ogni regola: dal divieto di assembramento e di balneazione nelle acque del primo bacino all’obbligo di indossare la mascherina in spazi aperti. Il lungolago si trasforma in un lido di Riccione in pieno ferragosto, con i teli da mare stesi sull’erba, uno stretto all’altro, le borse frigo cariche per il pic-nic domenicale e l’immancabile tuffo: in barba al Covid-19, che sembra non far più paura a nessuno, e a ogni logica di buon senso. Intorno alle 16 di ieri la situazione è esplosa. Quello degli agenti e dei militari è stato un vero e proprio blitz tra i bagnanti. Sono solo in cinque, ma bastano per scatenare un fuggi fuggi generale dalle acque del lago per recuperare la mascherina, abbandonata a riva.

Pochi attimi e la folla si disperde, ma basta mezz’ora perché la situazione torni come prima. Appena Polizia locale ed esercito si allontanano arriva nuova gente, si ammassa sulla spiaggetta e si concede forse il primo bagno della stagione. Le normative valgono a poco come deterrente. Ognuno vuole farsi gli affari suoi, come se il fatto che sia domenica sospendesse qualsiasi divieto. Ma non è proprio così. Regione Lombardia ha decretato l’obbligo di mascherina all’aperto fino al 14 luglio, forse è bene ricordarlo. E gli assembramenti vanno evitati, ovunque.

Distanze azzerate

Mentre i mezzi pubblici viaggiano al 20% della capienza per assicurare le distanze di sicurezza, la funicolare ad esempio ospita su 60 posti non più di 15 persone a corsa, nelle spiagge del centro città la densità umana alla domenica cresce in maniera vertiginosa. È evidente che qualcosa non sta funzionando, soprattutto in termini di responsabilità personale e sociale.

C’è tantissima gente, come non si vedeva da tempo. E il caldo chiama l’acqua, quindi tutti si ammassano in poche centinaia di metri, dove la riva digrada ed è più facile scendere a farsi una nuotata rinfrescante. Per fortuna il lago è alto e la seconda spiaggetta cittadina, quella nei pressi di Villa Geno, è del tutto sotto il livello dell’acqua, quindi impraticabile. Altrimenti anche lì la storia, molto probabilmente, si sarebbe ripetuta, con doppio lavoro della Polizia locale, ormai addetta anche allo sgombero forzato dei bagnanti.

Elena Negretti, assessore alla Sicurezza del Comune di Como, lancia un appello al senso civico: «È vero che queste scene di mancato rispetto delle norme si vedono anche in altre città, ma forse è il caso di dire che ci siamo dimenticati troppo in fretta di quello che è successo in questi mesi di emergenza, dei carri funebri che sfilavano in centro Bergamo, scortati dall’esercito. Nel rispetto del lavoro degli operatori sanitari, che sono sempre stati in prima linea per tutelare la nostra salute e non hanno mai abbassato la guardia, credo che noi stessi dovremmo dimostrare un più alto senso di responsabilità. Certo fa caldo e indossare la mascherina è un sacrificio per tutti, ma è un obbligo di legge, non scordiamolo».

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