Gare truccate e bancarotte
«Processateli tutti»

False coop e fallimento “Pane e Tulipani”. La Procura chiede il giudizio immediato per 24 persone

Tutti davanti al giudice. Commercialisti, prestanome, faccendieri, ex politici, uomini vicini ai clan. Il giudice delle indagini preliminari di Como Carlo Cecchetti ha emesso nei giorni scorsi il decreto di giudizio immediato per 24 imputati, arrestati a ottobre dalla Guardia di finanza nell’ambito di una maxi inchiesta del pm Pasquale Addesso su un giro di cooperative fittizie nate e fallite solo con lo scopo di frodare il fisco, ma anche sulla turbativa d’asta per l’affidamento del lido di Villa Olmo e del ristorante annesso e per il fallimento del ristorante Pane e Tulipani in centro città.

Se entro un paio di settimane gli avvocati dei vari imputati sotto accusa non presenteranno una richiesta per un rito alternativo (patteggiamento o abbreviato davanti al giudice delle udienze preliminari) gli imputati dovranno comparire in aula, a processo, il prossimo 31 marzo.

Vuole bruciare i tempi, la Procura cittadina, nonostante l’inchiesta sia tutt’altro che conclusa (come dimostra il fatto che proprio in questi giorni il magistrato e i finanzieri hanno interrogato diversi indagati). L’uomo chiave dell’intera vicenda è Massimiliano Ficarra, chiacchierato - per i rapporti con uomini vicino ai clan - commercialista alle soglie dei 50 anni che divide la propria attività tra Lomazzo e Gioia Tauro. È lui, secondo la Procura, l’ideatore di quella galassia di cooperative di servizio (soprattutto attive nel ramo delle pulizie e del facchinaggio) nate e spazzate via dal fallimento per poter frodare milioni di euro al fisco.

E non è un caso che tra le persone offese informate del giudizio immediato ci sia l’Agenzia delle entrate ma pure i creditori delle 14 cooperative travolte dalla bancarotta.

Il braccio destro dei boss

Accanto a Ficarra, accusato di aver aiutato gli ideatori della galassia di finte coop a depauperare le casse delle società utilizzando lo stratagemma delle carte di credito prepagate, fittiziamente intestate a stranieri “dipendenti” delle cooperative, ma in realtà usate per procedere a prelievi quotidiani, Alessandro Tagliente, 44 anni di Appiano Gentile, «braccio destro» del boss della ’ndrangheta Bartolomeo Iaconis, come lo hanno definito gli inquirenti.

Turbative d’asta in Comune

Ma a processo rischiano di finire anche gli “insospettabili”. Due commercialisti del calibro di Paolo Lanzara, per anni nel board e nel collegio sindacale di Acsm Agam, accusato di aver causato il fallimento - con bancarotta - di Pane e Tulipani, e Bruno De Benedetto, fiscalista coinvolto non solo nel crac del locale di via Lambertenghi, ma anche nello scandalo delle turbative d’asta per l’assegnazione del Lido di Villa Olmo e del ristorante sempre legato al lido. Assieme a loro la Procura vuole processare pure Alberto Caremi, di Nesso, personaggio conosciutissimo sia sulla sponda orientale del ramo di Como che in città (anche per lui l’accusa è di bancarotta per Pane e Tulipani), nonché l’ex sindaco di Lomazzo Marino Carugati, quest’ultimo più volte interrogato dal pubblico ministero nelle ultime settimane e nonostante questo tuttora in carcere, a dispetto dei suoi 77 anni. Ma, come detto, a dispetto dell’imminente processo, l’inchiesta è tutt’altro che conclusa. E un troncone di questa è pure finito alla Direzione distrettuale antimafia.

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