Il centrosinistra perde solo a Como. Traglio: «Pd anello debole, cambi»

Reazioni Il consigliere di Svolta Civica: «Si presenti in modo diverso alla città, non è più attuale». Il segretario dem: «Non siamo riusciti a parlare ai moderati. Snob? No, noi meglio in periferia»

Il Pd non è riuscito ad uscire dal proprio circolo, non ha convinto la “pancia” della città. Gli elettori di centrodestra pur di tenere i democratici distanti da Palazzo Cernezzi si sono mobilitati a favore di Alessandro Rapinese, mentre Minghetti perdeva anche una parte dei voti incassati al primo turno. Al ballottaggio il risultato è stato peggiore rispetto alla sconfitta incassata cinque anni fa da Maurizio Traglio contro Mario Landriscina.

I vertici del Pd se la prendono con l’ondata anti partitica e contro quei pezzi di sinistra che hanno scelto Rapinese. «Ma serve una valutazione attenta, il centrosinistra a Como ha bruciato un’eccellente candidata – commenta Traglio, consigliere uscente di Svolta Civica – il Pd è stato il punto forte al primo turno, con un buon 20% di voti. Ma è stato il punto fragile del ballottaggio. Rapinese è stato bravo a usare la chiave di lettura “o votate me o votate il Pd”, chiamando alle urne gli elettori di destra. Vanno riviste le modalità con cui il partito si presenta alla città, perché non è più attuale». Negli ambienti di Svolta Civica si discute del prezzo pagato da Minghetti al partito, al Pd, una presenza a volte ingombrante. Il centrosinistra in Lombardia e nel Nord Italia ha vinto quasi ovunque, ma non a Como.

«Abbiamo vinto contro il centrodestra – dice Federico Broggi, il segretario provinciale del Pd – ma non contro le liste civiche, eccezioni che hanno spinte antipartitiche e puntano sul malessere. Dal 20% preso al primo turno il Pd ha cercato di parlare al resto della città, ai moderati. Evidentemente non ci siamo riusciti. Mi lascia però perplesso chi da sinistra ha preferito un candidato civico con idee destrorse. E basta parlare di poteri forti, noi abbiamo preso più voti nei quartieri che in centro, i nostri consensi non sono elitari». Molte volte Rapinese ha attaccato Minghetti sostenendo che era in balia dei soliti poteri forti. Ed è vero che grandi nomi dell’industria si sono schierati a favore della candidata di centrosinistra. La figura dell’ex presidente di Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti è stata per esempio più volte bersaglio di frecciate. Sono sponsor che alle urne non è detto che paghino e risultano spesso distanti dai semplici cittadini.

L’onda dell’antipolitica

«Gli elettori hanno sempre ragione e fare le analisi dopo il voto è sempre facile – dice Angelo Orsenigo, consigliere regionale del Pd – ma non sono d’accordo con la narrazione dei partiti come responsabili di ogni male. E nemmeno con il racconto dei poteri forti che in realtà sono solo persone con incarichi nelle istituzioni e negli enti. Abbiamo perso contro un’anomalia, una lista civica che ha sfruttato ancora l’onda lunga dell’antipolitica».

Prima dell’inizio ufficiale della campagna elettorale il centrosinistra ha a lungo discusso, non è sempre stato compatto. Secondo la parlamentare del Pd Chiara Braga adesso «bisogna riflettere». Sui dati e in particolare «su quanto ottenuto dal centrosinistra al ballottaggio rispetto al primo turno». «Il risultato è netto e bisogna prenderne atto – spiega Braga - sapevamo che Rapinese era un avversario più insidioso. Ha coalizzato parte dei voti di destra e l’ostilità verso la politica. Ora però sarà chiamato alla prova del governo». Braga come tutti i vertici del Pd ringrazia Minghetti per il grande impegno.

«Si è saldato un pezzo di Como che non voleva noi e Minghetti al governo della città», dice Stefano Fanetti, capogruppo del Pd. Quanti ai consiglieri confermati Patrizia Lissi e Gabriele Guarisco, sono già pronti a vestire i panni degli oppositori. «La destra ha votato Rapinese – ha commentato a caldo Lissi – il neo sindaco è stato appoggiato da quei partiti contro cui ha fatto la guerra. Non dica più che fanno schifo». «La città ha perso un’occasione – così Guarisco - poi è chiaro, sono gli elettori a decidere. Però abbiamo alle porte molte sfide, il Pnrr, delle aree cruciali come Ticosa e San Martino da sbloccare. Io temo che Como non abbia saputo guardare al futuro. In consiglio comunale Rapinese ha mostrato modalità e metodi che sono convinto non lo porteranno lontano».

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