Il giovane annegato a Faggeto
«Non meritava di morire così»

Fuggito dal Gambia due anni fa, ospite del Don Guanella, aveva trovato lavoro al Lido. La figlia del titolare: «Dalla vita non aveva avuto nulla, ormai eravamo diventati la sua famiglia». Chiusura per lutto

È arrivato nel nostro Paese in punta di piedi e, allo stesso modo, se n’è andato. Tamba aveva gli occhi grandi, pieni di speranza e il sorriso di chi, finalmente, aveva iniziato a vivere per davvero. Solo al mondo, era stato costretto a lasciare la propria terra per cercare un nuovo inizio e oltre ad un lavoro, a Como aveva trovato anche una famiglia, ora disperata per un destino davvero troppo crudele.

Tamba Camara, 21 anni da compiere, è annegato venerdì pomeriggio nelle acque antistanti il lido di Faggeto, dove lavorava da un paio d’anni dopo essere fuggito dal Gambia. Ospite al Don Guanella di Como, si era integrato alla perfezione, giovane buono e volenteroso, che aveva grandi progetti per il suo futuro. Per i gestori e dipendenti del lido, Tamba era uno di famiglia e la tragedia che lo ha colpito, ha scioccato tutti. «Lui aveva chiesto asilo in Italia, qui non aveva nessuno – racconta Chiara, figlia del titolare del lido Paolo Masserano - l’ho conosciuto due anni fa, era arrivato da poco e non parlava una parola di italiano. Ha iniziato a lavorare al lido ed è diventato bravissimo, una di quelle persone che si trovano raramente. Noi eravamo la sua famiglia, qui era completamente solo. Sognava di diventare un calciatore, io gli dicevo che al massimo avrei potuto farlo diventare barista e lui era comunque contento».

I ricordi di quel drammatico momento rimarranno impressi a lungo nei ragazzi del lido, che proprio con Tamba avevano deciso di rinfrescarsi in acqua, a fine turno. «Tutto lo staff era a fare il bagno con lui, come sempre – prosegue Chiara - non si è tuffato, è entrato in acqua gradatamente. Solo dopo un po’ ha deciso di bagnarsi la testa e l’ha immersa. Ci siamo girati e Tamba non c’era più. Siamo tutti davvero straziati, era un ragazzo che dalla vita non aveva avuto nulla, l’unica cosa eravamo noi e forse proprio in noi aveva ritrovato la speranza. Aveva in progetto di fare la patente e voleva imparare meglio l’italiano, lo scorso inverno aveva anche fatto il volontario. La sua vita stava iniziando adesso».

Tamba era un ragazzo buono come il pane, così lo definiscono gli amici, cento chili di muscoli che non avrebbero mai fatto male nemmeno ad una mosca. «Servizievole, gli dicevi di fare una cosa e la faceva sempre bene, non c’era bisogno di ripeterlo. Sono tanti i ragazzi come lui che arrivano in Italia, magari con i barconi. Per quanto riguarda Tamba, posso solo dire menomale che è arrivato, avremmo bisogno di più persone come lui» conclude Chiara con la voce rotta dall’emozione.

Il lido di Faggeto è rimasto chiuso venerdì sera per lutto, raggiunto anche dai sacerdoti del Don Guanella per una preghiera in ricordo di Tamba. Il destino, con lui, è stato crudele fino alla fine, ma a tutti coloro che lo hanno conosciuto sarà di conforto sapere che, almeno negli ultimi anni, il giovane gambiano abbia accarezzato per la prima volta la felicità e il sogno di una vita normale. (Daniela Colombo)

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