Il vescovo al Comune
«Senzatetto, adesso
fate la vostra parte»

Cantoni: «Finora ha supplito la Caritas, ma è ora che la città diventi responsabile su questo tema e che l’amministrazione si muova a risolvere i problemi»

«È ora che il Comune e la città sull’accoglienza diventino responsabili». Il pensiero del vescovo Oscar Cantoni, in un momento complicato per la grave marginalità, è chiaro. La diocesi, la Caritas e le parrocchie da anni si fanno completamente carico di garantire un aiuto agli ultimi, aprendo le porte delle chiese ai bisognosi.

Tutti i 300 senzatetto che oggi trovano riparo la notte sui letti dei centri d’accoglienza sono seguiti dalla chiesa comasca. Nessuno escluso. Alcuni politici, per esempio l’onorevole Alessio Butti, Fratelli d’Italia, hanno però esplicitamente chiesto un nuovo sforzo ai parroci. Serve un’immobile per aprire un nuovo dormitorio. Ma pretendere dalla Chiesa un impegno ancora maggiore, significa venire meno al proprio ruolo.

«Io penso che sia venuto il tempo della responsabilità – spiega il vescovo – di fatto noi siamo gli unici che abbiamo fatto e facciamo qualcosa per l’accoglienza. L’impegno della Caritas in particolare ha supplito alla mancanza di altri spazi e di altre risorse messe in campo dal Comune, dal pubblico. Ora che serve una nuova disponibilità di strutture è giusto che l’amministrazione si muova, insieme certo ai tanti altri enti e alle associazioni sensibili. Le nostre comunità fanno ciò che possono, ma non possono fare tutto».

La chiesa comasca ogni giorno fa funzionare cinque mense, offrendo gratis centinaia di pasti caldi. Il dormitorio di via Napoleona, 56 posti in un edificio comunale, è gestito dalla Caritas. E sempre la Caritas, attraverso l’Emergenza freddo, accoglie altri 93 bisognosi. Nella parrocchia di Rebbio poi ci sono una cinquantina di senzatetto, Sant’Agata offre 4 posti, i comboniani 19, il don Guanella 15, Ozanam 30. E ciò nonostante, c’è chi è in lista d’attesa per una brandina e chi ancora dorme all'addiaccio. Non bastasse, senza grandi pubblicità la notte tutti gli istituti religiosi lavorano in silenzio. Dalla primavera però il centro di via Sirtori con annesso tendone chiuderà i battenti. Ciò rende urgente per l’amministrazione comunale concretizzare l’ormai famosa mozione votata a maggioranza a luglio che impegna il Comune ad aprire un nuovo dormitorio. Ad oggi però mancano dei passi avanti concreti. Sullo sfondo allora compare il progetto di una “Casa della carità”. «È un’idea – dice monsignor Oscar Cantoni – che per ora sempre in tema d’accoglienza si limita ad un’azione di coordinamento delle forze in campo. Non c’è ancora nulla di fisico. Non è ancora stato individuato un luogo. Comunque sia noi siamo sempre aperti al dialogo. Io sono sempre pronto ben volentieri a confrontarmi con tutti. Con l’intento di collaborare, ma, come detto, assumendosi ciascuno le proprie responsabilità».

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