Il vescovo e la «vera luce» del Natale
«Ci dà forza per affrontare ogni prova»

Monsignor Cantoni cita le tante «mezze verità che alla fine deludono e mortificano» - «Dio diventa un umile bambino, fragile e bisognoso del nostro aiuto. Chiede di essere accolto»

Una luce che si diffonde per illuminare l’incontro con l’altro. Portare luce per rinascere, ancora una volta insieme.

Il senso del Natale sta in questo dono di luce che viene al mondo per liberarci e aprirci all’esistenza in tutta la sua pienezza. «La nascita di Gesù ci permette ogni anno di rinascere dentro, di trovare in Lui la forza per affrontare ogni prova». Lo ha detto ai fedeli durante la messa di mezzanotte in Duomo il vescovo Oscar Cantoni .

Amati perché figli

«In questa notte, come i pastori di Betlemme, siamo attratti da una luce misteriosa, più chiara del giorno, perché risplende su di noi la gloria di Dio, invisibile agli occhi, ma che riscalda i cuori - ha detto il vescovo nell’omelia - È la luce di Dio fattosi carne in un umile bambino. Viene a cercarci e ancora una volta si offre alla nostra libertà, come sempre, con molta discrezione».

L’interrogativo è stato preciso: quando incontriamo l’altro portiamo a lui la nostra luce o le nostre tenebre? Siamo capaci di illuminare la sua giornata e la sua condizione? «Noi cerchiamo affannosamente la luce, la luce vera, quella che illumina i nostri pensieri e le grandi domande ancora irrisolte, a volte solo rimandate per non curanza, spesso per paura di affrontarle. Anche se ci lasciamo abbagliare da luci fioche, da mezze verità, da risposte vaghe, che alla fine ci deludono e ci mortificano, siamo continuamente attratti dalla pienezza della verità, unita all’amore, da Colui che si è proclamato via, verità e vita. Percorriamo il medesimo cammino che dal campo dei pastori conduce alla grotta di Betlemme, là dove la verità non è un’idea, ma una persona, che si rivela in pienezza mediante l’amore».

Ognuno di noi però ha i suoi tempi e i suoi modi per arrivare alla grotta. Ognuno con le sue domande e i suoi momenti oscuri: «Ma Dio ci aspetta, Dio ci accoglie, a tutti si rivela. Dio ricomincia anche con te, se lo vuoi! Siamo amati perché figli: questa è la novità del Vangelo, che sconvolge le nostre relazioni e le determina».

In piena umiltà

Nel Pontificale del giorno di Natale, sempre in Duomo, il vescovo ha continuato a farsi guidare nel suo messaggio ai fedeli dal tema della luce che Gesù ha sprigionato con la sua nascita, davanti a cui lo stupore si esprime tramite l’umiltà e la devozione. «È il linguaggio dell’amore - ha detto - Per renderci grandi, Dio si fa piccolo e diventa uno di noi, come noi, un umile bambino, fragile, inerme e bisognoso del nostro aiuto. Colui che è la Parola del Padre, “per mezzo del quale ha fatto anche il mondo”, si fa silente, tace, in piena umiltà. Solo chiede di essere accolto».

«Il Figlio di Dio non si presenta all’uomo per imporsi, né per dominare, non viene con potenza e grandiosità. Solo si offre alla nostra libertà in modo del tutto gratuito perché noi potessimo comprenderlo, accogliere ed amare. È un modo di essere Dio tanto diverso da una nostra falsa immagine, tanto distante da come ce lo saremmo atteso. Eppure “dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia”. Qui parla solo il linguaggio del cuore».

Solo chi è umile riesce a commuoversi di fronte a un mistero tanto grande e ad accettarlo: «La nascita di Gesù ci permette ogni anno di rinascere dentro, di trovare in Lui la forza per affrontare ogni prova. A tanto giunge la misura dell’amore di Dio per noi. Teniamone conto, perché è solo se accogliamo questo bambino possiamo stabilire un dialogo d’amore con Lui, attraverso cui sviluppare la nostra umanità e farla giungere a maturità, senza vergognarci, tuttavia, della nostra fragilità». «Chi sa di essere amato osa anche guardare avanti, riconoscere i germogli, si apre alla novità con speranza, è capace di avere fiducia».

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