I’m Back, la startup comasca
che “riaccende” le vecchie reflex

È di un creativo brasiliano trapiantato in città l’idea di recuperare le macchine fotografiche analogiche - Un sogno che su “Kickstarter” ha raccolto 440mila euro

Como

Fa un po’ impressione leggere l’esito finale della campagna lanciata su kickstarter, e chiusa ieri mattina: 440mila euro. Significa che i sogni non muoiono all’alba e che, con un po’ di perseveranza, una buona idea può diventare una buona start up e una buona start up una grande impresa. In tutti i sensi.

Chiedere, per credere a Samuel Mello Medeiros, “creativo” di origine brasiliana trapiantato a Como da una vita, prima in veste di disegnatore tessile quindi come pubblicitario con l’hobby, brillantissimo, per la fotografia.

Nel 2016 Samuel ebbe un’intuizione davvero geniale: quella di rendere nuovamente utilizzabili le sue vecchie macchine fotografiche, una serie di splendide Nikon, Leika, Canon e Minolta pensionate - a discapito del loro inestimabile valore non solo commerciale - dalla nuova tecnologia digitale e dall’utilizzo sempre più diffuso degli smartphone.

«Mi assillava un po’ il pensiero di averne così tante e di non poterle più utilizzare», racconta lui che all’epoca, servendosi di sola tecnologia open source, riuscì a brevettare un sistema che consentiva di renderle nuovamente utilizzabili, digitalizzando alla fonte immagini catturate dalle sue vecchie ottiche e destinate a una pellicola da 100 o 200 asa, di quelle che ormai non si trovano più.

Chiamò quel suo piccolo dispositivo “I’m back”, e da allora, dal 2016, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchio.

Oggi “I’m back” è una società (nella cui conduzione Samuel è affiancato dal socio italo giapponese Filippo Nishino) con ambizioni sempre più grandi. Così, a una prima campagna su kickstarter datata 2018 - che consentì di raccogliere circa 60mila euro per una prima produzione andata subito a ruba e che a Samuel aprì le porte di Photokina, la più importante fiera internazionale di fotografia, a Colonia, dove si aggiudicò anche fior di premi accanto a marchi come Panasonic e Fujifilm – ora ne è seguita un’altra, che servirà per mettere in produzione un nuovo dispositivo, tecnologicamente migliorato dopo avere raccolto tutti i feedback degli acquirenti del primo stock.

La cifra, quei 440mila euro raccolti nel giro di poche settimane, fa ben sperare, anche perché i prodotti in rampa di lancio sono due: oltre al primo “convertitore” per le fotocamere da 35mm, è già pronto (anch’esso su kickstarter) il progetto di un dispositivo analogo destinato però alle macchine fotografiche di medio formato, le fotocamere che negli anni ’80 e ’90 si utilizzavano per i matrimoni.

Il denominatore comune è sempre lo stesso: un prodotto altamente tecnologico (basti pensare che lo stesso Sam ha trascorso settimane in fase di progettazione accanto agli ingegneri cinesi di Shenzen, nel distretto che rappresenta la capitale mondiale della tecnologia) con un prezzo alla portata di tutti gli appassionati. I pezzi arrivano dalla Cina ma l’assemblaggio si fa in Svizzera, «per garantire – dice ancora il “papà” di questo brevetto - un controllo qualità più diretto».

L’effetto è davvero impressionante. Per farsene un’idea basta una rapida scorsa alle immagini e ai video pubblicati sul sito della società, all’indirizzo www.imback. eu.

Anche una vecchia Nikon F analogica può diventare una telecamera digitale: le immagini sono caldissime, come in un Technicolor degli anni Sessanta. Così come le foto: stessa “grana” di una volta, colore e calore che riavvolgono il tempo.

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