«Io, isolata in casa con il coronavirus
Nessun aiuto, ho fatto tutto da sola»

Il racconto della signora Cristina, 56 anni, positiva al tampone dal 17 marzo: «Ora sto bene ma nessuno è mai venuto a visitarmi né a informarsi delle mie condizioni di salute»

La signora Cristina è una mamma di 56 che vive in un Comune della provincia di Como. Lo scorso 17 marzo, alla fine di una lunga settimana di tosse e influenza, ha avuto conferma di quello che già lei e i suoi familiari temevano tutti: «Dopo sette giorni di tachipirina e antibiotico con febbre che non scendeva, il mio medico - racconta - ha preso contatti con il pronto soccorso e ha organizzato il mio trasferimento. Sono entrata alle 10 del mattino e ne sono uscita alle 19. L’esito, positivo, mi è stato comunicato soltanto la mattina del giorno seguente. Da allora sono chiusa in isolamento in una seconda casa, dalla quale non sono mai uscita. Mi aiutano i miei parenti con le medicine e con la spesa».

La signora Cristina risponde al telefono con una bella voce squillante. Tossisce ancora ma dice di sentirsi meglio e dà l’idea di essere una di quelle pazienti più fortunate di altri, una che, finalmente, vede la luce in fondo al tunnel.

Vale la pena raccontarla questa sua esperienza perché è la stessa che accomuna centinaia di altri comaschi risultati positivi al Covid-19, tutti in isolamento domiciliare e tutti partecipi, chi più chi meno, della medesima sensazione - chissà fino a che punto davvero fondata - di essere stati abbandonati al proprio destino. «Gli unici che abbiano mostrato un minimo di interesse , al di là dell’amministrazione del mio Comune sempre molto attenta alle esigenze quotidiane, sono stati quelli dell’Ast - racconta la signora - che qualche volta mi hanno telefonato per sentire come stavo. In generale però, tolti loro, non ho avuto altri contatti. Se fossi stata male di notte? Non saprei che dirle... Per fortuna non è capitato. Ho scaricato l’App del 118, quella che in teoria dovrebbe attivare i soccorsi con la sola attivazione di un pulsante, tramite la geolocalizzazione. Fortunatamente on ho mai dovuto verificare se funzionasse o meno». Cristina avrebbe dovuto effettuare il tampone di controllo già da qualche giorno, ma l’Ast ha preferito rimandare. Il motivo? Anche in questo la sua esperienza innesca qualche domanda: «È andata così: una mia parente, qualche settimana fa, accusava sintomi analoghi ai miei. Prima che il tampone desse esito negativo, il suo medico le aveva giù prescritto il Plaquenil, questo farmaco contro l’artrite reumatoide che pare abbia effetti anche contro il coronavirus. Così, tramite whatsapp, io ho contattato il mio medico chiedendogli se per caso avrei potuto “sperimentarlo” anche io. Mi ha preparato la ricetta, me l’ha fatta trovare in farmacia e ho iniziato ad assumerlo. Effetti? Mah - aggiunge la signora - sembrerebbe che qualcosa di buono lo abbia fatto». Il punto è che la settimana di assunzione del farmaco si è esaurita ieri e che un po’ di tosse rimane: «Insomma, per il tampone se ne riparla dopo il 15 aprile».

In generale, la sensazione di Cristina è quella, da più parti confermata, che il sistema di assistenza domiciliare - per come congegnato in questa fase dell’emergenza - sia parecchio approssimativo: «Conosco un altro paziente in isolamento come me, è una persona con la quale sono rimasta in contatto. Benché presentassimo tutti i sintomi dell’infezione da coronavirus, nessuno di noi ha mai ricevuto la benché minima assistenza domiciliare, tolte quelle rare telefonate. Sbaglierò ma mi aspettavo che, nell’arco di un mese, qualcuno sarebbe venuto, che ne so, ad auscultarmi almeno i polmoni, a verificare le mie condizioni generali... Invece zero, niente di niente. Ho sentito il medico di base, peraltro su mia iniziativa, soltanto per la prescrizione e la somministrazione di quel farmaco, poi più nulla... Sono stata fortunata, tossisco ancora ma sto bene, direi che me la sono cavata da sola. Ora leggo di queste Usca, di queste unità di medici che dovrebbero occuparsi delle visite a domicilio. Io aspetto ma ho come l’impressione che, anche questa volta, non si presenterà nessuno».

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