La Pallanuoto passa al contrattacco
«Sono i nostri rivali ad aver mentito»

Giovanni Dato: «Noi corretti, loro non hanno rispettato il bando» - E sul provvedimento del giudice sportivo dice: «I nostri atleti propaganda hanno fatto gare»

Comunque la giri, alla fine la battaglia semantica tra Pallanuoto Como e Como Nuoto per la gestione della piscina e della struttura di viale Geno si sarebbe potuta evitare con un bando di gara, da parte del Comune, meno generico e fumoso. Perché, di fronte all’ormai nota diatriba tra “atleti agonisti” e “atleti che hanno svolto attività agonistica” decisiva per l’assegnazione del bene comunale in riva al lago, ora è la Pallanuoto Como a passare al contrattacco accusando i rivali di aver fornito «dichiarazioni non corrette» in sede di gara.

«Se proprio vogliamo parlare di dichiarazioni non corrispondenti ai fatti - dice il presidente della Pallanuoto, Giovanni Dato - allora si sappia che è certo che Como Nuoto ha indicato come tesserati che hanno svolto attività agonistica diversi soggetti che non l’hanno mai svolta nel triennio oggetto del bando. La verifica è semplice: basta controllare le convocazioni del campionato di serie B nella stagione 2015/2016. E spero che il Comune faccia, su questa questione, i dovuti accertamenti».

Proviamo a tradurre. Secondo Dato la Como Nuoto ha tesserato come atleti agonisti persone che, invece, non hanno mai preso parte a gare e, quindi, nell’interpretazione di Dato, non sarebbero agonisti (pur se tesserati come tali).

Il presidente della Pallanuoto, poi, contesta l’idea secondo cui il provvedimento del giudice sportivo della Federazione Nuoto, secondo cui diversi giovani indicati come agonisti dalla società di Dato «si deve presumere non abbiano svolto attività agonistica» perché tesserati come “propaganda” o “master”, sancisca una dichiarazione non veritiera da parte della società che si è aggiudicata (sentenza del Consiglio di Stato alla mano) la gara.

«Noi - spiega Giovanni Dato - siamo disponibili a dimostrare che gli atleti indicati nelle carte di gara abbiano svolto attività agonistica». Anche se tesserati come propaganda, ammette il presidente della Pallanuoto, alcuni di questi atleti «hanno partecipato regolarmente alle gare dei campionati federali di categoria». E questo nonostante il giudice sportivo abbia sottolineato, nella sentenza, come «il tesserato propaganda è ammesso esclusivamente allo svolgimento di attività non agonistica». Ma ciò che interessa a Giovanni Dato è dimostrare di non aver mentito al Comune, rispettando l’interpretazione semantica del bando. Ma quando il Comune ha chiesto, per contro, l’elenco degli atleti agonisti? «Noi abbiamo sempre risposto alle domande del Comune, replicando alle richieste di volta in volta pervenute o comunque sempre rispettando l’interpretazione del bando che dice chiaramente che è importante l’elenco degli atleti che hanno svolto attività agonistica e non quelli tesserati, che magari non l’hanno svolta. Come nel caso della Como Nuoto».

Infine il presidente della Pallanuoto torna ad attaccare la società rivale sul fronte della consegna delle chiavi della sede: «Rimaniamo basiti dal fatto che dal 30 giugno Como Nuoto avrebbe dovuto sgomberare la sede e consegnare le chiavi e, ancora, non l’ha fatto. È assurdo».

Su questo punto, in realtà, è il Comune ad aver concesso tempo alla società uscente fino al 20 luglio per poter procedere a liberare la sede. Da qui ad allora, possiamo esserne certi, di affondi e colpi di scena ne vedremo altri.

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