La storia,Como:
«Addio vecchia Coop,
Qui ero a casa»

Avviato l’abbattimento del supermercato aperto nel 1975, il primo nel quartiere di Rebbio. Graziella, la cassiera che tagliò il nastro 45 anni fa: «Un colpo al cuore, per me è stata una seconda famiglia»

Una storia lunga 45 anni quella della scatola di latta della vecchia Coop di via Giussani. “Il grande Coop”, così veniva definito il giorno dell’inaugurazione, il 23 ottobre del 1975, è stato il primo grande supermercato del quartiere di Rebbio e, al suo interno, si sono intrecciati racconti di famiglie, bambini e bambine diventati uomini e donne e di tante persone che, quel quartiere, non l’hanno mai lasciato.

Guarda le lamiere contorte, la ruspa che inghiotte mattoni, metalli e impianti Graziella Migliavada Buzzi che, quel 23 ottobre di 45 anni fa, da commessa, tagliò il nastro. Guarda e scuote la testa: «Mi viene da piangere, lì ci ho passato una vita».

«Era all’avanguardia»

Poi racconta: «Lavoravo al Gs all’epoca e mi sono licenziata proprio per andare a lavorare alla Coop. Mio papà era presidente dei soci e c’era una visione diversa del lavoro. Un ideale che condividevo. Ci ho lavorato per 32 anni e ho visto bambini diventare adulti. Qui, allora, non c’era niente. C’era il Gs, il primo supermercato, e niente altro. Poi ne arrivarono altri di altri marchi. A quell’epoca era all’avanguardia, non era un iper, ma c’era di tutto».

Una storia, quella della Coop di Rebbio legata a doppio filo con le palazzine che si affacciano su via Giussani e quelle delle strade più interne, da via Spartaco a via Di Vittorio e fino alla chiesa.

«Con la clientela - racconta - si è creato negli anni un rapporto familiare. Io ancora oggi una volta alla settimana vado a fare la spesa, vedo le mie ex colleghe e appena ho visto il buco nella vecchia struttura mi è venuto da piangere. È un colpo duro, non lo nascondo. Faranno qualcosa di più moderno, certo, ma per me lì c’e stata una parte della mia vita. Per me andare lì, anche dopo la pensione, è sempre stato come andare a casa, come passare da un’amica. Non un negozio freddo dove entri, fai la spesa ed esci, ma è come tornare in famiglia dove trovi una risata, una parola buona, dove ci si può sfogare nei momenti difficili. In tutti quegli anni è stato così per tantissimi clienti, e anche per noi che lavoravamo nel negozio».

Il taglio del nastro

La signora Graziella Migliavada era presente il giorno del taglio del nastro. «Io e altre due o tre ragazze di allora abbiamo proprio aperto la Coop, ci hanno fatto tagliare il nastro. Dopo l’assunzione ricordo bene che per più di un mese ero andata a Bollate tutte le mattine: ci spiegavano meticolosamente cosa avremmo dovuto fare. Perché una volta eravamo noi a confezionare tutto. Io, ad esempio, sono stata in cassa, ma anche in tutti i reparti. I tempi cambiano e anche i supermercati sono cambiati».

Quando il groviglio di macerie verrà portato via dallo spazio di via Giussani resterà una spianata che lascerà poi il posto a una nuova costruzione. Non è ancora stata definita la tipologia di merce che verrà venduta. Nei mesi scorsi c’erano state varie ipotesi: da un brico a un negozio di scarpe.

Ma in quello spazio, la signora Graziella e tanti abitanti del quartiere, continueranno a ricordare la scatola di metallo che li aveva accolti per tanti anni.

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