La tragedia di Gravedona
«Non chiami i carabinieri»

La testimonianza del titolare della pizzeria: «Quel giovane con il volto stralunato mi ha detto che era tutto a posto. Poi ho visto il corpo di Giorgio nel torrente»

«Giorgio era appena uscito a buttare il sacco della pattumiera nel cassonetto; ho udito un botto e sono uscito a vedere cosa fosse successo. Un ragazzo con lo sguardo stralunato mi è venuto incontro dicendomi che non era successo nulla e di non chiamare i carabinieri perché era tutto risolto».

È il racconto di Attilio Sala, titolare del ristorante Al Ponte, in merito alla tragedia avvenuta nella notte tra il 22 e il 23 gennaio a pochi metri dal suo locale, dove la vittima, Giorgio Civetta, 64 anni di Musso, era impegnato da anni come lavapiatti.

«Sono rientrato e ho chiamato più volte Giorgio ad alta voce, ma lui non è comparso – prosegue il ristoratore – Ho cominciato a preoccuparmi: sono tornato di nuovo fuori e ho guardato anche nel torrente, scorgendo il suo corpo riverso nell’acqua, ben lontano dalla sponda».

Il giovane che ha investito l’uomo di Musso, in verità, si era accorto di aver falciato una persona, ma nella sua mente offuscata, in quel frangente, deve aver pensato di poter fare tutto da solo e, quando il ristoratore è rientrato nel locale, ha tentato di scendere nel torrente per raggiungere la vittima, ferendosi a sua volta.

Civetta aveva lavorato come operaio diversi anni in Svizzera, e dalla chiusura della ditta aveva trovato occupazione nel ristorante Al Ponte, dove si dava un gran da fare. E lì era diventato uno di famiglia. «Era con noi fin da quando il gestore era ancora mio padre – racconta Attilio Sala – Gli avevamo messo a disposizione una camera, mangiava con noi ed era uno di famiglia».

Tra un mese Civetta avrebbe maturato la meritata pensione.

(Gianpiero Riva)

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