Le famiglie scrivono al prefetto:
«Tutti a scuola alle otto»

i presidenti dei consigli d’istituto e dei comitati genitori delle principali scuole superiori si sono rivolte al Prefetto, ai sindaci e alle autorità locali

Como

Boom di quarantene scolastiche e alunni in Dad, e le mamme e i papà scrivono al Prefetto Andrea Polichetti chiedendo che tutti gli alunni entrino in classe alle otto.

Appena sono riprese le lezioni, in tutta la provincia di Como si contavano solo tre classi costrette in quarantena, poi sono diventate sei e ora sono 16. Da poche decine di alunni in isolamento preventivo si è passati, la settimana scorsa, a 140 studenti e insegnanti in quarantena, ora siamo a quota 227 tra ragazzi e docenti in didattica a distanza. Succede soprattutto alle elementari, dove si contano 144 alunni e sette operatori a casa. Meno alle superiori, con quattro classi in quarantena e 43 tra studenti e professori.

Quello che può essere definito “effetto vaccinazione” si può vedere solo oltre i 12 anni. Guardando i dati emerge comunque che si contano solo nove casi positivi, in totale. Vuol dire che, con nove positività riscontrate nell’intera popolazione studentesca della provincia, ci sono oltre duecento ragazzi a casa. Studenti che hanno già ripreso con la Didattica a distanza.

Ma il problema non è solo la Dad. Pesa anche l’ingresso posticipato. E così, i presidenti dei consigli d’istituto e dei comitati genitori delle principali scuole superiori si sono rivolte al Prefetto, ai sindaci e alle autorità locali. Lo hanno fatto con una lettera, firmata dai rappresentanti di Giovio, Volta, Magistri, Setificio, Teresa Ciceri, Fermi, Jean Monnet, Romagnosi, Galilei, Porta e Terragni.

Nel documento, si parla appunto delle «modalità di rientro a scuola degli studenti», che saranno attuate fino al 31 ottobre. Nella lettera si cita quanto già attuato «in altri capoluoghi, piccoli e grandi», ritenendo «indispensabile che dal mese di novembre sia realmente garantito a tutti i ragazzi l’ingresso ordinario alle ore otto».

Al momento, due terzi circa degli studenti entra alle otto, gli altri alle dieci. I genitori chiedono che gli studenti, dopo ormai due anni di sacrifici, siano considerati una priorità. Invocando, nel caso sia necessario, anche il supporto degli enti pubblici e privati.

«Riteniamo che l’ingresso ritardato alle dieci e l’uscita alle 15 – si legge ancora nella lettera - non garantisca lo svolgimento della didattica in orari consoni all’apprendimento», e iniziare le lezioni così tardi «complica il rientro a casa a chi, ogni giorno, affronta un viaggio lungo per raggiungere la scuola», pregiudicando «il tempo a disposizione per lo studio».

E ancora, i giovani potrebbero dover rinunciare alle «esperienze extrascolastiche, quali lo sport, il volontariato o altre iniziative». A cui si aggiunge il rischio che i ragazzi possano anche assumere abitudini «alimentari improprie, in una fase dello sviluppo particolarmente importante e delicata».

Altri istituti stanno per unirsi all’appello. «Confidando in un intervento – scrivono i genitori - auspichiamo che l’azienda dei trasporti locali metta in atto, a breve, le misure di pianificazione degli orari annunciate, pur non capendo come mai, dopo 19 mesi di pandemia, ancora non sia stata fatta una proposta basata su elementi oggettivi».

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