Migranti al freddo, causa al prefetto
E il Tar gli ha dato ragione

Espulsi dal circuito dell’accoglienza,secondo l’Osservatorio dei migranti avrebbero diritto a un tetto - Accolti i primi ricorsi, ma la soluzione ancora non c’è

Senza un tetto sopra la testa, passano la notte sotto i portici di Como o ospitati nella tenda del Cardinal Ferrari, in attesa di capire se riusciranno a entrare nei centri di accoglienza, oppure resteranno all’addiaccio per chissà quanto tempo, fra le vie di Como. È il destino dei rimpatriati, i cosiddetti “dublinati”, quasi tutti di origine pachistana o afghana, in arrivo costante nella nostra città dai paesi del Nord Europa.

Nonostante le richieste inviate dagli avvocati dell’Osservatorio giuridico migranti, la Prefettura cittadina ha optato per non accogliere nessuno in una struttura, nonostante gli addetti ai lavori confermino ci siano ancora alcuni posti disponibili. Per i senzatetto, al momento, non resta che rivolgersi alle realtà che si occupano della grave marginalità, per esempio Porta Aperta, oppure i servizi sociali cittadini.

Dopo aver intercettato i migranti, l’Osservatorio giuridico ha scritto in via Volta affinché disponesse l’accoglienza. Il passo successivo è stato mettere in campo alcuni ricorsi pilota al Tar Lombardia. Il primo, presentato dall’avvocato Ester Bonafé, ha avuto esito positivo.

La Prefettura, dal canto suo, non ha ancora però sciolto la sua riserva: ieri, non è stato possibile mettersi in contatto con via Volta per avere maggiori dettagli. Però, da quanto si è ricostruito, l’attesa è dettata dal fatto che, al momento, sempre secondo la Prefettura, non ci sarebbe la certezza su chi avrebbe il compito di accoglierli, se l’Italia o un altro Stato europeo.

Intanto, però, a causa di questo sistema farraginoso e burocratico, le persone restano a Como, senza un tetto sopra la testa, ingrossando le fila, già numerose, dei senza dimora. Nel caso di Como, spesso si trovano sul nostro territorio poiché è una delle porte per provare a tornare nel Nord Europa. E, negli ultimi tre anni, i migranti “vittime” del regolamento di Dublino sono stati parecchi: basti pensare che solo allo sportello gratuito di via Grandi, gestito dagli avvocati dell’osservatorio, saranno passate più di cento persone.

Peraltro, negli ultimi due anni, la pressione alla frontiera ticinese si è comunque alleggerita e di molto. Gli ultimi dati delle Guardie di frontiera, diffusi proprio ieri, parlano di 306 riammissioni semplificate sul territorio della Provincia a gennaio (è bene ricordare come una persona possa provare più volte). Uno dei punti più bassi mai toccati negli ultimi anni. Le nazionalità maggiormente rappresentate sono Nigeria, Tunisia e Gambia. I dati complessivi nel 2019 parlano di 5575 riammissioni a livello nazionale, di cui 3319 ai valichi del Ticino. Volendo fare un raffronto: nel 2016, durante i mesi estivi, si arrivò anche a toccare quota seimila nel vicino Cantone.

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