’Ndrangheta, a Como
record di affiliati

La Direzione Investigativa Antimafia: «Sul Lario malavita calabrese pienamente operativa». Dalla mappa delle locali dei clan la nostra provincia è seconda nel Nord Italia dopo Torino e al pari di Milano

Solo Torino supera la provincia di Como per numero di “locali” di ’ndrangheta «operativi» sul territorio. Ad autenticare un dato inquietante per i nostri territori è la Direzione Investigativa Antimafia che, nei giorni scorsi, ha pubblicato l’ultima relazione semestrale (riferita alla prima metà del 2019) sulla criminalità organizzata.

Nelle quasi 700 pagine del dossier, la Dia rivela tra l’altro: «L’azione di contrasto di magistratura e polizia giudiziaria conferma l’operatività, nella provincia di Como, dei locali» di ’ndrangheta «di Erba, Canzo-Asso, Mariano Comense, Appiano Gentile, Fino Mornasco, Cermenate e Senna Comasco». E in questa affermazione ci sono due novità clamorose: l’operatività di nuclei locali dei clan che si pensavano assopiti da tempo, ovvero quello di Appiano e quello di Senna, e il fatto che nel Nord Italia solo Torino fa peggio di Como, che ha lo stesso numero di locali della provincia di Milano.

Anche se le più recenti operazioni antimafia non hanno portato all’arresto di nessuno accusato di far parte dei quelle due locali, la Dia ricava il dato anche dalle operazioni «di natura patrimoniale» contro la criminalità organizzata.

I clan si mimetizzano

La relazione dell’antimafia contiene un dato confermato, anche di recente, dalla coordinatrice della Dda di Milano Alessandra Dolci: la ’ndrangheta sta cambiando pelle. «I sodalizi criminali più evoluti prediligono ormai da tempo una strategia “di basso profilo”, raramente palesando connotazioni “militari” ed utilizzando la violenza solo come risorsa aggiuntiva. Questa diventa, infatti, funzionale più al mantenimento delle posizioni economiche acquisite che al controllo del territorio e all’assoggettamento delle vittime». Potrebbe sembrare una buona notizia, e invece no, perché questo «forte mimetismo» fa sì che la ’ndrangheta, e le mafie in generale, siano «ancor più pericolose».

Principali terminali dei clan gli imprenditori e i professionisti. Ai primi «l’associazione mafiosa si mostra come un’allettante opportunità imprenditoriale», i secondi invece spesso sono «compiacenti, asserviti nel nome di convergenze affaristico-criminali».

Omertà anche in Brianza

Benché alla ricerca di mimetizzazione, i clan calabresi nel Nord Italia «hanno saputo brillantemente replicare i modelli di origine tanto da determinare elevati livelli di omertà anche in territori sensibilmente lontani, come testimoniano le recenti vicende registrate nel Comune di Cantù, relative ad una serie di eclatanti atti criminali, quali gambizzazioni, spari con armi da fuoco in pieno centro abitato e lanci di bottiglie incendiarie».

Infine da sottolineare il coinvolgimento della nostra provincia anche in inchieste sul traffico illecito di rifiuti con due distinte inchieste. Una che ha portato all’arresto di 11 persone «responsabili di aver smaltito illegalmente 14mila tonnellate di rifiuti» con perquisizioni in «impianti di trattamento rifiuti nella provincia di Como» e l’altra che ha portato all’arresto a Erba di «uno dei promotori» di un traffico «illecito di rifiuti ed inquinamento ambientali», un personaggio «figlio di un esponente» della ’ndrangheta «coinvolto nell’operazione Infinito» del luglio di dieci anni fa. Come dire: la ’ndrangheta si rigenera costantemente. E pericolosamente.

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