«Noi medici, militari senza pallottole
In guerra senza nessuna protezione»

Coronavirus, l’amaro sfogo di Gianluigi Spata, presidente dell’Ordine dei medici e della Federazione regionale degli Ordini dei medici lombardi: «Ho visto medici e personale sanitario mettere il massimo della dedizione. Vedo che ora tutti li ringraziano. Ma io sono arrabbiato»

«Hanno mandato i medici a fare la guerra, perché questa è una guerra, ma li hanno mandati senza protezioni. Militari al fronte senza le pallottole, contro un nemico fortissimo e invisibile».

Gianluigi Spata, presidente dell’Ordine dei medici di Como e della Federazione regionale, ha la voce stanca eppure ferma. Ha vissuto queste settimane in ospedale, ma come paziente, complice un problema di salute serio - non legato al coronavirus - che si sta fortunatamente risolvendo. «Prima al Valduce - racconta - e ora al Cof di Lanzo, ho visto medici e personale sanitario mettere il massimo della dedizione e dell’impegno, senza risparmiarsi, ogni giorno. Vedo che ora tutti li ringraziano. Ma io sono arrabbiato».

Perché è arrabbiato?

L’ho scritto anche in una lettera che ho appena inviato, a nome di tutti gli Ordini della Lombardia, al presidente della Regione, all’assessore Gallera e ai direttori delle Ats (le ex Asl, ndr). La verità è che i medici sono stati lasciati senza dispositivi di protezione. In ospedale, negli ambulatori, nelle visite a domicilio, sono andati a visitare i pazienti anche se le mascherine non c’erano o erano poche, al pari dei camici e dei guanti. In ospedale ho visto che questi dispositivi venivano centellinati, perché scarseggiavano. Ma se ci ammaliamo tutti, poi chi cura le persone? Senza contare il fatto che noi per primi possiamo contagiare i pazienti

Molti vi definiscono eroi e non mancano gli attestati di solidarietà.

Adesso ci dicono grazie. Per carità, fa piacere. Ma la verità è che il territorio è stato vergognosamente abbandonato a se stesso, lasciato allo sbaraglio. Militari senza pallottole, mentre infuria la guerra. I medici del territorio sono stati abbandonati e non credo se lo meritino. Ci sono colleghi che hanno dato la vita

Sul sito della Federazione dei medici, listato a lutto, si allunga quotidianamente l’elenco dei medici caduti in servizio. Nella nostra provincia ci sono stati già tre lutti...

Bisogna ricordarselo. Ho pianto quando ho saputo della scomparsa di colleghi e amici, e ancora adesso mi commuovo. Ma i medici non si sono mai tirati indietro, passando sopra a tante critiche ingiuste che circolavano. L’opinione pubblica si accorge solo ora di certe cose e solo perché siamo nel pieno di un’emergenza

Si inizia a parlare apertamente di un sistema che si è fatto trovare impreparato, e non ha saputo prendere le decisioni giuste al momento giusto: condivide?

La cosa che più mi dispiace è che noi medici non siamo mai stati coinvolti nel momento in cui andavano prese le decisioni. Eppure avremmo potuto evidenziare le criticità che per primi notavamo e quindi indicare possibili soluzioni, senza che i problemi esplodessero mettendo in ginocchio l’intero territorio. Mi riferisco alla politica: avete fatto riunioni senza sentire i medici e gli esperti, senza coinvolgere gli Ordini professionali, non solo quello dei medici ma nemmeno gli altri. Posso solo sperare che questa terribile esperienza serva da lezione per il futuro, visto che le situazioni gravi non mancano e non mancheranno

Anche in queste ore scarseggiano i dispositivi di protezione per i medici?

Lo scenario non è cambiato, non ci sono. O comunque risultano insufficienti per fronteggiare una simile emergenza. Non è un caso se i medici di famiglia stanno pagando un prezzo altissimo, sia in termini di salute visto che molti si stanno ammalando, sia in termini di ansia e senso di colpa vista l’assoluta impossibilità di assistere e aiutare i pazienti che si trovano a casa. Lo voglio ripetere ancora: non ci servivano e non ci servono ringraziamenti ma le pallottole per combattere questa guerra.

Ai vostri assistiti che in questo momento sono a casa, magari anziani, quale messaggio manda?

Di prestare la massima attenzione e non uscire. E in caso di problemi o dubbi contattare telefonicamente il medico di famiglia

Che situazione ha trovato negli ospedali?

Anche se ci sono stato come paziente, sentivo tutto. I discorsi dei colleghi, le sirene delle ambulanze che trasportavano i pazienti. Ho trovato una professionalità straordinaria, ma non avevo dubbi. Professionalità e umanità nel trattare tutti, nonostante la fase frenetica e a dir poco delicata. Provo grande ammirazione e rispetto per tutti gli operatori della sanità. Ho visto reparti cambiare volto e riconvertirsi in pochi giorni stravolgendo completamente quelle che erano le normali attività. Ero ovviamente preoccupato ma mi sono sempre sentito in mani sicure. Come paziente ha prevalso la gratitudine, come medico i miei sentimenti erano molto diversi

Ha prevalso la rabbia...

Sì, nel vedere i colleghi e il personale lavorare con poche ore di riposo e dover centellinare i dispositivi di protezione. Ma provavo anche angoscia nel notare che il tal collega non si era fatto vedere in reparto, per poi scoprire che era stato colpito dal virus. Di fronte a questo nemico nuovo e invisibile, come Federazione regionale avevamo più volte chiesto alle istituzioni di mettere in sicurezza subito chi lavora ogni giorno sul campo ed è il primo garante della salute del cittadino. Eppure...

Non resta, come accennava, che trarne un insegnamento per le prossime settimane e per un futuro anche più lontano?

Sì. Medici, infermieri e tutti gli operatori sono un esercito che sa rimboccarsi le maniche e lavorare a testa bassa. La voglia di collaborare non è mai mancata, anche se l’impressione è che prima di questa tragica vicenda il nostro lavoro non sia stato effettivamente apprezzato. Mi auguro che sia arrivato il momento di essere ascoltati e spero che la reazione dall’altra parte non siano soltanto “parole parole parole”. Intanto, combattiamo.

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