Nove frane, 72 ore di stop
«Più forti dell’alluvione»

Statale Regina: la spina dorsale del lago è già tornata percorribile. Il lavoro di istituzioni e privati. Ma c’è anche qualcosa da migliorare

Da qualsiasi prospettiva la si guardi, l’ennesima chiusura forzata della Statale Regina per 72 lunghe ore causa frane (ben 9 quelle censite tra il cimitero di Colonno e l’imbocco della galleria di Cernobbio in Comune di Moltrasio) ha rappresentato un test sicuramente impegnativo in vista di un altro stop alla viabilità, quello che scatterà a Colonno il prossimo 2 novembre per i lavori al portale sud della variante della Tremezzina.

E questi 3 giorni sono stati anche importanti per capire cosa ha funzionato e cosa no anche (e soprattutto) in prospettiva futura.

Cosa ha funzionato

Tra gli aspetti che vale la pena rimarcare, va sicuramente annoverato il coordinamento tra prefettura, Anas, forze dell’ordine, polizie locali, Comuni e imprese che sin da martedì mattina hanno lavorato incessantemente per garantire in tempi celeri la riapertura della statale.

E se si pensa che nella sola Brienno - tre le frane cadute sulla statale dal confine con Argegno a quello con Laglio - sono piovuti sulla sede stradale oltre 1.000 metri cubi di materiale, assume ancor più rilevanza il fatto che già giovedì sera nel tratto Laglio-Argegno (bivio Val d’Intelvi) la statale aveva interamente riaperto al traffico, per poi dar corso venerdì sera anche alla riapertura del tratto tra Argegno e Colonno.

Ha funzionato - nel nome dell’ingegno tutto laghée - anche il fatto di far viaggiare le merci o almeno parte delle merci via lago, utilizzando - in situazione d’emergenza come quella vissuta in questi giorni - il taxi boat per collegare i due lati del blocco. I barcaioli dell’isola Comacina hanno sperimentato con successo questo nuovo modus operandi sull’asse Sala Comacina, Argegno, Brienno. E di sicuro il trasporto di merci (ovviamente non ingombranti) via lago sul mezzo per antonomasia destinato ai turisti potrebbe rappresentare una chiave interessante anche dal novembre, tenendo conto del fatto che taxi boat e Ncc inevitabilmente dovranno essere coinvolti nella partita legata alla chiusura “h24” della Regina per quattro mesi.

Le note dolenti

E veniamo alle note dolenti. Di sicuro, l’assenza di navette via lago ha pesato sulle decisioni di chi per lavoro doveva necessariamente bypassare il blocco, soprattutto se si considera che mercoledì, in una manciata di ore, la Navigazione lago di Lugano ha istituito, d’intesa con l’Autorità di Bacino lacuale Ceresio Piano e Ghirla, un servizio straordinario di trasporto pubblico (leggasi navetta) gratuita sull’asse Lugano-Porlezza. Peraltro ieri abbiamo raccontato sul nostro giornale della disavventura di diversi pendolari nel raggiungere Lenno da Como giovedì sera con il catamarano, con un viaggio durato un’ora e mezza (e il legname presente in abbondanza a pelo d’acqua c’entra solo in parte).

Dalla “strada dei frontalieri” - il tratto di Regina che collega Porlezza a Carlazzo e di lì a Grandola ed Uniti - è giunto un campanello d’allarme preoccupante nel pomeriggio di venerdì, quando il Distaccamento estivo di Tremezzina della Polstrada d’intesa con la polizia locale di Carlazzo ha chiesto e ottenuto disattivare il semaforo del Piano di Porlezza (Carlazzo) che aveva contribuito a creare lunghe code con le auto dei frontalieri che si sono sommate a quelle dirottate sulle provinciali intelvesi e di lì a Porlezza dalla chiusura della Regina.

In breve si sono formate lunghe code, smaltite a fatica, grazie anche all’intervento degli agenti della Polstrada. Una variabile in più da considerare dal 2 novembre in poi.

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