«Papà, ricoverato per uno scompenso Contagiato dal Covid al Sant’Anna»

Un pensionato di 95 anni dalla Geriatria al reparto Covid. L’ospedale: «Avviate le verifiche» E la figlia: «Ha fatto tre tamponi tutti negativi. Dieci giorni dopo ha preso il virus»

Entra in ospedale a causa di uno scompenso e dopo dieci giorni di ricovero in reparto si scopre positivo al Covid. È la storia di Antonio Clerici, 95 anni. A raccontarla è la figlia, Attilia Clerici, di Appiano Gentile: «Mio padre è stato ricoverato l’8 febbraio senza alcun sintomo legato al virus – spiega la donna – Almeno tre tamponi hanno sempre dato esito negativo. Vive solo con mia madre, negativa, ed essendo malato non esce mai di casa. Venerdì scorso dall’ospedale mi chiamano e mi dicono che mio padre era stato trasferito perché è risultato positivo».

Il sospetto della figlia del signor Antonio è che il padre si sia contagiato in corsia: «A me pare davvero difficile credere che a distanza di così tanti giorni si sia contagiato fuori dall’ospedale. Ho dunque chiesto informazioni, se magari c’erano altri malati diventati come lui positivi, oppure dei sanitari non ancora vaccinati che hanno trasmesso il contagio. Ma non mi sono state date risposte. “Capita”, mi hanno detto».

Il pensionato ha patologie croniche piuttosto gravi, problemi al cuore, ai reni, al momento non ha sintomi evidenti generati dal virus. Ma è certo un paziente fragile. Era stato ricoverato in seguito ad un forte scompenso. «L’ho convinto io e ora mi sento in colpa – racconta ancora la figlia – credevo che ormai gli ospedali fossero sicuri, che almeno le corsie fossero al riparo dalla pandemia. Lui era contrario, aveva paura, non voleva restare solo. È lucido, sa bene cosa è successo a mio suocero» il quale, la scorsa primavera, è entrato in ospedale perché malato di Covid: «È uscita soltanto la bara».

Oltre al danno, Attilia Clerici sente di essere anche stata vittima di una beffa: «Mi chiama l’Ats Insubria e mi dicono che devono tracciare i contatti di mio padre intercorsi negli ultimi giorni. Speravo scherzassero, non è così che devono funzionare le cose, non è giusto. Ho suggerito loro di domandare all’ospedale quali sono stati i contatti recenti di mio padre. Noi ovviamente non possiamo entrare in ospedale, avvicinarci, nemmeno portare il cambio». Le norme di contenimento del contagi impongono misure severe come noto.

«Dopo che ha speso tutta la sua vita per dare a me tutto il meglio possibile – racconta Clerici – non posso accettare quello che sta succedendo a mio padre. Lo avrei accettato all’inizio, a marzo, ad aprile, quando la pandemia ha generato il caos cogliendo tutti di sorpresa. Adesso no, basta, è passato un anno, il sistema sanitario deve essere capace di funzionare».

Chiesti lumi sul caso specifico, l’Ats Insubria - come di consueto - tace, mentre l’Asst Lariana spiega in una nota: «Nell’interesse primario del paziente e dello stesso reparto sono già state avviate, come di consueto, tutte le verifiche necessarie».

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