«Picco tra 15 giorni»
Ieri altri 175 contagiati
e cinque lutti sul Lario

L’esperto: «Con l’arancione ci sarà un calo del 4%». E avverte: scuole e lavoro luoghi dove circola il virus. Milano e Brescia superano i mille positivi in un giorno

Le zone gialle portano a un incremento settimanale dei contagi attorno al 10%, mentre quelle arancioni una diminuzione del 4.

Secondo i calcoli elaborati dal team “Predire è meglio che curare”, guidato da Davide Tosi, ricercatore dell’Insubria e professore aggiunto alla Bocconi, anche in provincia di Como le prossime due settimane vedranno salire il numero dei positivi. Fino al 15 marzo, quindi, i dati non saranno buoni.

I calcoli matematici

«Purtroppo – spiega Tosi – la crescita sarà più accentuata perché l’indice “Rt”, cioè quante persone in media sono contagiate da una persona, nel Comasco e nel Varesino è superiore a 1, per la precisione è fissato a 1,17. Significa che l’aumento non è lineare, ma viaggia spedito». Però, con l’arrivo della zona arancione, la situazione dovrebbe migliorare: «Secondo le stime fatte dal nostro gruppo durante questa seconda ondata – aggiunge - il cambio di colore porta a una riduzione del 4% del contagio. Però, servono 14 giorni per vedere i primi effetti». Quindi, i primi dati incoraggianti dovrebbero arrivare dopo la seconda metà di marzo».

Secondo il ricercatore, parlare di “terza ondata” imminente non è del tutto corretto: «Se guardiamo il contesto nazionale – continua Tosi – siamo ancora nel pieno della seconda ondata, non ancora risolta e con un numero di ospedalizzazioni e decessi piuttosto alto. Il discorso è diverso, poi, se si considerano le singole regioni: alcune, per esempio la Lombardia, era riuscita a “risolvere” questa fase pandemica».

Quindi? Cosa si dovrebbe fare per riuscire a uscirne? «Premetto – precisa il ricercatore – le scelte sono politiche e io analizzo solo numeri. Stando al mio lavoro, posso dire che le scuole e le attività lavorative sono un veicolo di contagio. D’altra parte, le zone gialle non sono sufficienti: mantengono un livello di contagio inizialmente stabile, ma più passa il tempo e più aumenta. Purtroppo, è la scelta che la politica fa fra il numero di morti giornaliere e la salvaguardia dell’economia».

Già durante il primo lockdown, il professore dell’Insubria aveva elaborato le curve di trasmissione del Covid, applicando al contagio concetti matematici e spiegando come i numeri possano dare una lettura chiara e utile sull’andamento del virus, riportando il materiale sulla pagina Facebook “Predire è meglio che curare”.

Guardando al futuro, la situazione non è comunque compromessa. «Non userei il termine “ottimista” – conclude – però non è tragica, anche se si sta facendo troppa leva sul discorso delle varianti: non vorrei venissero utilizzate come alibi. I contagi stanno aumentando, ma i numeri possono essere controllati. Certo, se si lascia girare il virus, rischiamo numeri alti sotto ogni punto di vista. Ma se s’interviene, si riesce a rompere la catena».

Il bollettino

Sta di fatto che ieri nel Comasco i nuovi positivi al Covid sono stati 175 (a fronte dei 3.529 in tutta la Lombardia).

Record negativo per Brescia con 1.016 nuovi casi, seguita da Milano con 1.003. Poi Monza Brianza con 187, Bergamo con 280, Como,Cremona con 169, Mantova con 153, Pavia con 144, Varese con 112. E ancora Lecco co 94, Lodi 66 e Sondrio 61. Questo con 37.251 tamponi effettuati e 37decessi, di cui 5 nella provincia di Como.

Le persone ricoverate a livello regionale sono 4.118 non in Terapia intensiva con 56 nuovi ricoveri, mentre in Terapia intensiva ci sono 426 persone, 9 in meno del giorno precedente. I guariti 865.

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