Quell’infermiera esausta
«Dopo lo scatto ho pianto»

La foto simbolo al termine di un turno di lavoro in pronto soccorso al Sant’Anna

Una sera ho rubato un attimo. Un singolo momento di respiro e di fiato. Anche le mani erano esauste». Lo scrive su facebook nel cuore della notte, Doriana. Che tutti, in ospedale, conoscono come “Pippy”. Lo scrive dopo una giornata in reparto a curare soprattutto pazienti positivi al coronavirus, perché quando la pressione si fa insostenibile, c’è bisogno di raccontare, di documentare e di condividere.

A chi le chiede: “Sei tu?”. Lei risponde: «Una mia collega esausta ed io ho rubato l’attimo».

Gli occhi semichiusi, nascosti dietro la mascherina protettiva. Lo sguardo abbassato verso un punto indefinito del pavimento. La testa sembra non reggere il peso dell’ampia mascherina che nasconde il viso. Le dita delle mani, strette nei guanti di lattice, sono tese e distanti dal corpo, in quella posa così innaturale che assumiamo quando abbiamo le mani sporche e non vogliamo sporcarci i vestiti. Ma la collega di Doriana non lo fa per non macchiarsi l’abito, quanto piuttosto sembra il gesto di chi allontana il virus da sè. La stanchezza è evidente, la si intuisce nonostante la bardatura indossata per proteggersi dal maledetto Covid, eppure il corpo non riesce a rilassarsi. Ci si siede, perché restare in piedi dopo uno qualsiasi dei turni di pronto soccorso da quando è scoppiata l’emergenza, non è davvero possibile, ma non c’è alcun rilassamento in quel gesto. Il che rende ancora più emblematico lo scatto catturato dall’infermiera.

«È stata una giornata immensa - scrive Doriana Bardelli - e quello è stato proprio “rubare l’attimo” di una stanchezza indefinita. Eravamo entrambe stremate e lì si è fermato il mio dito ed il mio focus. Non potevo non fermarlo. Quello scatto diceva tutto ed io ho pianto».

Di momenti come questi, negli ospedali, se ne stanno consumando a centinaia. Momenti di forte emotività, di bisogno di condivisione, di sfogo per tirar fuori la sofferenza raccolta in corsia. Come quando, sempre sui social, Doriana ha scritto: «La semplice mano conosciuta, che, in questo momento sarebbe tutto, ora non può. Non può stringere. Non può afferrare.

Non può sentire. Non può avvolgere. Umanità isolamento solitudine vuoto sconforto. Morire senza poter ricevere uno sguardo amico. Nessuno accanto. Un sostegno una carezza una presenza. Una voce che ti dica, sono qua con te.Ora non si può».n 
P.Mor.

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