Ramadan e Covid, alta tensione in centro
In via Sirtori la rabbia degli ospiti stranieri

Carabinieri e polizia locale intervengono in forze per sedare un principio di sommossa alla Caritas - Chiusa per precauzione via Sirtori

Alta tensione nella tarda mattinata di ieri all’interno e all’esterno della mensa della Caritas di via Sirtori, con intervento in forze di carabinieri e polizia locale, i cui agenti hanno addirittura proceduto alla chiusura momentanea della strada.

Il motivo? «Un insieme di cause» dice Roberto Bernasconi, direttore della Caritas diocesana, cui si deve il ritorno alla calma dopo lungo parlamentare. «D’altra parte - dice Bernasconi - il momento è difficile per tutti».

Dunque: già da qualche giorno, specie da parte degli ospiti di religione musulmana, si avverte un certo malcelato nervosismo, vuoi per il menù - sono nel pieno del Ramadan - vuoi per le condizioni di sicurezza in era Covid-19. Qualcuno lamenta il fatto che a tavola non sia garantito il necessario distanziamento, qualcun altro il fatto che il cibo non sempre sia compatibile con le esigenze del periodo sacro. E ieri le tensioni sono sfociate in questo gran parapiglia, qualche urlaccio e un po’ di paroloni, sotto gli occhi dei carabinieri intervenuti in forze per scongiurare il rischio che la situazione degenerasse. Parte di questo palpabile nervosismo è anche legato al periodo e alle sue ristrettezze, all’impossibilità, da parte della maggior parte degli ospiti - per non dire di tutti - di avere uno spazio al chiuso in cui stare al sicuro dal contagio che per i musulmani si tramuta anche nell’impossibilità di riunirsi per recitare le preghiere di questo mese sacro. «D’altra parte - osserva ancora Bernasconi - dovrebbero capire che è così per tutti, come ho anche avuto modo di spiegare a tutti. Neppure a noi cristiani è stato consentito l’ingresso in chiesa durante la Quaresima».

E comunque: siccome alla Caritas si cercano sempre soluzioni, in via Sirtori in queste ore si sta anche approntando uno spazio per consentire di pregare.

La buona notizia, di questi tempi, è che gli ospiti stranieri - provenienti quasi tutti dal nord Africa o dall’Africa subsahariana - sembrano sapersi difendere molto bene dal cornavirus. Godono tutti di ottima salute e anzi, il rischio potrebbe essere quello che i volontari diventino, a loro insaputa, veicoli della malattia, ragione per cui a svolgere l’attività di operatori sono stati richiamati in servizio anche alcuni ex ospiti “veterani” provenienti dalle stesse nazioni. «Insomma - conclude Roberto Bernasconi -. Si lavora in un clima non facile e in equilibrio precario. Facendo come sempre il possibile per mantenerlo».

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