Rsa, 13 mascherine a operatore
L’Ats non ha protetto nessuno

Tra i dati recuperati dai Nas anche quello sui Dpi - Solo 22 flaconi di gel consegnati per 100 strutture

I numeri smentiscono la propaganda. Nei giorni in cui Ats Insubria diffondeva comunicati autocelebrativi sulla gestione dell’emergenza Covid nelle Rsa (793 anziani morti tra marzo e giugno nelle sole strutture comasche) sostenendo entusiasticamente «come un attento monitoraggio della situazione ha prodotto il risultato positivo di un elevano numero di Rsa Covid-free» (in realtà le Rsa non colpite sono state meno di quelle interessate dal Covid), non solo nelle case di riposo comasche i pazienti vittime del Covid si moltiplicavano, ma da parte di Ats i dispositivi di protezione per gli operatori arrivavano con il contagocce. L’ex Asl, com’è ormai noto per chi ha seguito le cronache di questi mesi, è particolarmente allergica alla trasparenza e non fornisce i dati pubblici richiesti, ma quando elabora per proprio conto numeri che nelle intenzioni dovrebbero essere lusinghieri, fa emergere come la prevenzione sia totalmente fallita sul nostro territorio.

Ad affermarlo, come detto, sono gli stessi dati elaborati da Ats Insubria. Vediamoli. Al 21 maggio - cioè a lockdown terminato - le mascherine chirurgiche distribuite tra Como e Varese sono state 45.500 a cui si aggiungono 57.700 mascherine autoprodotte in Lombardia, quelle che una polemica dei primi di aprile ha bollato come le mascherine-pannolino. Complessivamente, dunque, parliamo di poco più di 110mila mascherine distribuite agli operatori delle Rsa delle due province di competenza dell’Agenzia Territoriale della Sanità. In termini assoluti uno potrebbe pensare: non male.

Il problema è che gli operatori in servizio nelle Rsa comasche e varesine sono oltre 8.500. Questo significa che dall’inizio dell’emergenza a alla seconda metà di maggio (3 mesi) l’Ats aveva consegnato un numero pari a 13 mascherine a testa. Nulla. In sostanza gli operatori non sono stati protetti e, di conseguenza, non lo sono stato neppure gli anziani ospiti.

Per avere un dato solo comasco, bisogna tornare indietro al 14 aprile, ovvero quattro giorni dopo il comunicato autocelebrativo sul successo per le strutture Covid free. A metà aprile, un mese e mezzo dopo lo scoppio dell’epidemia ,agli operatori del Rsa lariane erano stati distribuite 29.600 mascherine (tra chirurgiche e modello pannolino) per un numero complessivo di operatori a stretto contatto con gli ospiti di 10 mascherine a testa.

Per tacere del dato riguardante gli altri presidi. Guanti: 2 paia a testa. Camici (al 21 maggio): 3 a testa. Gel per le mani: 22 flaconi per le oltre cento Rsa di Como e Varese. E infine: quattro giorni dopo il comunicato-propaganda (si scopre ora) già Ats era a conoscenza del fatto che nelle Rsa comasche avevano i sintomi del Covid quasi il 15% degli ospiti (700 persone) ed erano già morti oltre 260 ospiti a causa del virus.

I carabinieri dei Nas, che nelle ultime settimane - come scritto sul quotidiano in edicola giovedì scorso - hanno effettuato sopralluoghi in 18 Rsa comasche e acquisito le cartelle cliniche di 363 ospiti morti, hanno anche recuperato i dati relativi alla distribuzione del presidi di protezione. Per comprendere se, sul fronte prevenzione, sia stato fatto tutto il possibile, come sostiene la propaganda.

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