“Rubate” 35mila radiografie
all’Ospedale di Erba

Conclusi gli accertamenti interni: gli “hacker” hanno oscurato, rendendole illeggibili, le immagini di un anno. Denunce in Procura e al Garante.

Gli hacker non si sono limitati a mandare in tilt i computer dell’ospedale, hanno anche oscurato 35mila immagini radiologiche degli utenti che difficilmente verranno recuperate.

Emergono nuovi dettagli sull’attacco informatico che ha colpito il Fatebenefratelli nei primi giorni di novembre. I tecnici hanno appena concluso l’inventario di tutte le immagini criptate dagli hacker: sono coinvolti migliaia di pazienti che verranno avvertiti individualmente nei prossimi giorni. Intanto il caso è stato segnalato al Garante per la protezione dei dati personali, oltre che all’autorità giudiziaria.

A seguito del blocco improvviso del software di gestione, che per alcuni giorni ha causato ritardi nell’erogazione delle prestazioni ospedaliere, il direttore di struttura Antonio Salvatore annunciò l’avvio di indagini per capire che cosa fosse successo: «Non è da escludere un attacco hacker alla rete - disse a La Provincia - ma non ci sono ancora prove per dirlo».

Ora le prove ci sono, insieme a una serie di dettagli che la Provincia Lombardo Veneta del Fatebenefratelli ha deciso di rendere pubblici.

«L’ospedale di Erba - fanno sapere da Cernusco sul Naviglio - è stato vittima di un attacco di tipo “ransomware” che ha cifrato alcuni dati, anche di natura sanitaria, custoditi nei propri sistemi informatici. Ciò ha comportato, nei giorni successivi all’evento, una diminuzione dei servizi in particolare sul fronte del pronto soccorso e della diagnostica per immagini, con inevitabili disagi per l’utenza».

Il problema è stato risolto nel giro di tre-quattro giorni, quando il team di informatici del Fatebenefratelli ha ripristinato il software senza cedere al ricatto: in questi casi i pirati informatici chiedono soldi per sbloccare il sistema, ma l’ospedale non ha neppure risposto alla mail per conoscere l’entità della cifra richiesta. Si tratta di casi molto più comuni di quanto si possa pensare e purtroppo in crescita costante: nel mirino dei pirati informatici finiscono principalmente le grandi aziende, ma anche enti pubblici.

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