Test sul sangue, caos e tanti dubbi
Ognuno fa da sé con i kit a pagamento

Si moltiplicano le offerte di kit per una verifica istantanea della presenza di eventuali anticorpi Covid. Costano dai 40 ai 60 euro. E la Regione lascia fare

Test sierologici, ognuno fa da sé e nessuno controlla. I massimi virologi ed esperti continuano a ripetere che non sono patentini d’immunità, la Regione non ha dato alcun via libera, eppure lavoratori, privati cittadini, enti pubblici e medici fanno quello che gli pare.

Da qualche settimana per conto del Pirellone sono partiti i test sierologici su un elenco di persone in quarantena fiduciaria individuate su base volontaria dall’Ats. L’Asst effettua un prelievo del sangue, una provetta per individuare gli anticorpi creati dal nostro organismo per neutralizzare il coronavirus. Questo test è stato costruito dal San Matteo di Pavia ed è ritenuto affidabile. Serve come indagine epidemiologica: un campione di cittadini nelle diverse province lombarde deve farci sapere quante persone si sono ammalate e quante resistono al virus. Ma non si sa comunque quanto a lungo restiamo immuni, quanto durano gli anticorpi e dunque se possiamo di nuovo ammalarci.

La seconda parte del messaggio non è stata ascoltata dalla gran parte della popolazione: non è un patentino d’immunità. Niente da fare, nel bel paese è cresciuta rapidamente un giungla di test rapidi, oltre 120 tipi di test, alcuni senza marchio Ce, non validati dalle autorità sanitarie.

I fornitori li stanno proponendo alle farmacie, i laboratori privati sono pronti da settimane. Ci sono medici del lavoro che girano con il kit rapido. Non il prelievo del sangue, ma una puntura sul dito per raccogliere una goccia da posare su una striscetta che risponde con un sì o con un no. Come un test di gravidanza. L’affidabilità di questi esami non è alta, alcuni individuano solo dei generici anticorpi al coronavirus, non quelli capaci di sconfiggere la malattia. Anche un esperto come Fabrizio Pregliasco ha spiegato a La Provincia che c’è il rischio di creare falsi positivi. Eppure molte aziende si sono attrezzate per dare un’indicazione ai dipendenti, lo farà anche il Comune di Maslianico. Come ovvio a pagamento, questi kit si comprano a 40, 50, 60 euro. Alcuni gruppi di medici, avendo ricevuto in dono da imprese cinesi questi kit, hanno avviato un’indagine epidemiologica in parallelo a quella regionale. Ciò nonostante la Regione, attraverso l’Ats, non ha bloccato questo flusso nascosto, ma visibilissimo. Anzi, secondo indiscrezioni non confermate dai vertici del Pirellone, hanno ipotizzato un rapido via libera ai centri privati per fare i test sierologici a pagamento.

Le comunicazioni all’Ats

Del resto noti attori e personaggi famosi hanno raccontato di aver già effettuato, pagando, questi tipi di controllo. Viva la libertà, ma la gestione di una pandemia prospettava più rigore. C’è anche un però.

In teoria chiunque abbia avuto un esito positivo dal test sierologico, anche rapido, dovrebbe comunicarlo all’Ats. Perché un organismo che sta sviluppando anticorpi può darsi abbia ancora all’interno il virus. E potrebbe quindi essere ancora contagioso: deve chiudersi in casa e controllare con un tampone per non infettare il prossimo. Ma i tamponi li fa il solo sistema pubblico e solo ad alcune determinate categorie che ne hanno bisogno e aspettano per molti giorni. Non si fanno a chiunque abbia voglia di comprarsi un kit fai da te.

In serata la Regione ha fatto sapere che i test “ufficiali” svolti su chiamata di Ats Insubria tra Como e Varese sono stati finora 116. Gli esiti: 37 positivi, 60 negativi e 19 dubbi (verranno riconvocati).

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