Tremezzina, cacciatori di cervi in rivolta
«Siamo gli unici fermi in Lombardia»

La protesta del Comprensorio Prealpi Comasche verso la Regione: «Aspettiamo il via libera da fine agosto»

Un anno dopo la clamorosa decisione di riporre le carabine nei foderi per protestare contro la troppa burocrazia per la caccia al cinghiale, il Comprensorio alpino di Caccia delle Prealpi Comasche torna sotto i riflettori, questa volta per lo stop prolungato alla caccia al cervo. «Siamo l’unico Comprensorio della Lombardia ancora fermo al palo.

Dal 25 di agosto, dopo il parere , e sottolineo il parere non vincolante - negativo di Ispra (l’Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e dopo aver inoltrato le nostre controdeduzioni, non abbiamo più ricevuto alcuna comunicazione né formale né sostanziale - tuona il presidente del Comprensorio, Livio De Angeli - Così i 110 cacciatori abilitati nel Comprensorio alla caccia al cervo sono da un mese e mezzo in attesa del via libera da Regione, che non arriva. Lo scorso anno, la dirigente regionale del Settore Agricoltura e Caccia aveva dato il nullaosta nonostante il parere negativo di Ispra (anche in quell’occasione erano state inviate le controdeduzioni del Comprensorio, ndr) e la caccia era potuta iniziare ai primi di settembre, una decina di giorni in ritardo rispetto al crono-programma iniziale. Quest’anno la firma tocca a un altro dirigente e noi restiamo in attesa, mentre il tempo passa inesorabile». È importante rimarcare che il piano proposto ad Ispra prevede l’abbattimento nelle Prealpi Comasche di 376 cervi. Un numero di assoluto rilievo, che non potrà quasi sicuramente essere raggiunto, tenendo conto del fatto che lo scorso anno gli abbattimenti da inizio settembre al 31 dicembre - al netto dei 20 giorni di stop imposti dal bramito - erano stati 282. Quest’anno in buona sostanza, i cacciatori avranno a loro disposizione un mese e mezzo in meno di tempo. Ad oggi la caccia si aprirà salvo nuove disposizioni il 17 ottobre.

(Marco Palumbo)

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