Virus, allarme a Como
per i focolai in Ticino
Scattano nuove misure

Casi in crescita, a Bellinzona quarantena di massa, limiti agli assembramenti e regole per chi gestisce locali. Da lunedì obbligo di mascherina su tutti i mezzi pubblici

Dopo giorni di calma piatta, il Canton Ticino - dove ieri sono stati ufficializzati due nuovi focolai, l’uno collegato all’altro - e la Svizzera ripiombano in piena allerta coronavirus, con i frontalieri nel ruolo di spettatori interessati, considerato il rischio già evidenziato due mesi fa dal sindaco di Porlezza Sergio Erculiani in una lettera al prefetto Ignazio Coccia legato ai contagi di ritorno.

Annunciate novità

E non è un semplice campanello d’allarme quello rimbalzato dal Cantone di confine, tanto che nel primo pomeriggio di ieri, con i crismi dell’urgenza, il governo di Bellinzona ha annunciato cinque nuove misure per evitare una seconda ondata di contagi, a cominciare dal limite massimo per gli assembramenti, che torna a quota 30 persone. I due focolai e le tante persone poste in quarantena (riflettori puntati in particolare su Bellinzona) hanno imposto al Consiglio di Stato di fissare un tetto massimo di 100 persone per serata «in bar, club, discoteche e sale da ballo a partire dalle 18 e fino alla chiusura».

Non è tutto, perché i proprietari ed i gestori dei locali dovranno raccogliere in modo tassativo i dati dei clienti, i quali dovranno fornire le generalità attraverso un documento d’identità e un numero di cellulare, con tanto di ingresso e uscita. Come quarta misura, Bellinzona ha anche raccomandato - senza però obblighi specifici, tema questo molto discusso anche dalla politica - l’uso della mascherina protettiva al personale di ogni esercizio pubblico, mentre chi entra in Ticino da un Paese a rischio dovrà obbligatoriamente effettuare la quarantena, contattando un numero dedicato messo a disposizione dal Cantone.

«L’obiettivo è intervenire in maniera rapida - ha osservato il ministro ticinese, con delega alla Sanità, Raffaele De Rosa - Alle cinque misure annunciate saranno affiancati controlli su tutto il territorio cantonale». Ben 12 i casi censiti negli ultimi giorni in Ticino, con i due focolai legati ad altrettante feste private. Su un punto il governo di Bellinzona ha molto insistito e cioè che «se le disposizioni non dovessero essere rispettate, si potrà anche procedere alla chiusura della struttura».

Prudenza nel cantone

Il lockdown durante i mesi clou del contagio - visto non proprio di buon occhio da Berna - ha messo il Cantone di confine sin qui al riparo almeno sino ad oggi da spiacevoli sorprese, così non è stato invece in altri Cantoni, tenendo conto che da qualche giorno su tutto il territorio federale i contagi si attestano stabilmente sopra quota 100 (ben 134 i casi accertati nelle ultime 24 ore). Da lunedì in tutta la Confederazione scatta l’obbligo di indossare la mascherina protettiva sui mezzi pubblici, misura attesa anche in Ticino, dove il presidente del Consiglio di Stato, Norman Gobbi, ha ventilato anche un allargamento dell’obbligo a negozi e ristoranti. Al momento, al netto delle nuove misure annunciate ieri, la situazione resta sotto controllo in Ticino, dove però con le frontiere aperte l’allerta resta alta. E’ bastato un caso di positività, a Bellinzona, per far scattare in un locale una quarantena “di massa”, che ha coinvolto oltre 300 persone.

Naturalmente l’incremento dei contagi ha dato modo ad una parte della politica ticinese di puntare nuovamente il dito contro la libera circolazione, anche se i frontalieri non c’entrano con le nuove dinamiche cantonali e federali legate all’emergenza coronavirus.

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