Apprendista cassiera
È polemica in Ticino
sullo stipendio in euro

Il caso di due annunci riservati ai frontalieri.La Lega dei Ticinesi chiede di sanzionare l’azienda. «Così facendo si alimenta l’astio tra Italia e Svizzera»

Riesplode dal nulla una polemica che in passato ha tenuto parecchio banco in Canton Ticino (e non solo) e che tocca direttamente i rapporti di confine. È stato Stefano Tonini, deputato al Gran Consiglio di Bellinzona in quota Lega dei Ticinesi, a cannoneggiare in particolare contro due nuovi annunci di lavoro in terra ticinese rivolti a soli frontalieri, con tanto di specifiche a ribadire il concetto. In uno dei due annunci figura in bella vista il compenso in euro, nell’altro invece si chiede espressamente che «il lavoratore sia munito di permesso G» (quello più comune tra i frontalieri, in cui non è previsto il trasferimento di residenza) e che “abiti nella fascia di confine”.

Il dibattito

Quanto basta per chiedere un nuovo e deciso intervento della politica a tutti i livelli, mentre c’è grande attesa per il dato relativo al numero di frontalieri impiegati in Ticino nel quarto trimestre 2019, dopo il boom (67900) registrato nel terzo trimestre. «Tutto ciò è semplicemente assurdo. Mettetevi nei panni di un ticinese in cerca di occupazione che legge un annuncio di lavoro in cui si specifica il pagamento in euro. Il lavoratore cioè viene pagato con un’altra valuta. Come si fa a far passare sotto silenzio una situazione del genere - conferma a “La Provincia”, Stefano Tonini -. Ormai quotidianamente vengono pubblicati annunci di lavoro oltre confine e la cosa grave sta nel fatto che spesso e volentieri riportano condizioni di lavoro indecenti per i ticinesi. Attenzione però: non ce l’ho coi frontalieri che accettano simili impieghi, anche se qualche domanda dovrebbero porsela. Il problema sta a monte e cioè a chi propone simili impieghi».

Con il numero di frontalieri già sopra i record storici e con il fenomeno del dumping salariale sempre più accentuato, è chiaro che la politica ticinese o almeno parte di essa non può stare a guardare.

E così da Stefano Tonini arriva la proposta, senza possibilità di appello, di «sanzionare in maniera esemplare quelle aziende che in modo sciagurato danneggiano il nostro mercato del lavoro. Così facendo si rischia di alimentare quelle famose “guerre tra poveri”, che sin qui non hanno fatto altro che creare astio tra Svizzera e Italia».

Alle urne

Il tema è di stretta attualità, tenendo anche conto del fatto che il prossimo 17 maggio gli elettori ticinesi e svizzeri saranno chiamati alle urne per il remake del referendum anti-frontalieri del 9 febbraio 2014. La nuova consultazione ha già assunto i connotati - ben oltre le legittime aspettative dei promotori (in questo caso l’Udc) - di test pro o contro i nostri lavoratori impiegati in Canton Ticino e più in generale in Svizzera, con l’Europa alla finestra. Quanto agli annunci per soli lavoratori frontalieri, ieri non poteva mancare la presa di posizione del consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri, il quale sui social si è chiesto se «i profili indicati con pagamento in euro o residenza nella fascia di confine equivalgono a dire che in Ticino non ci sono lavoratori in grado di svolgere queste mansioni». Post che, come facilmente prevedibile, ha dato corso ad un ampio dibattito.

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