Como: conti correnti
Ora è record di depositi

L’incremento legato alla crisi Covid: in provincia tra banche e Poste oltre 16,6 miliardi Crescita del 5,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Stancanelli: «Sbagliato lasciare somme ferme»

C’è sempre più denaro sui conti correnti della provincia di Como. Il trend di crescita, evidente già da alcuni anni, ha subito negli ultimi mesi una decisa accelerazione ed interessa anche gli altri territori della Lombardia.

L’incremento dei depositi non è una buona notizia, perché spesso è legato alle crisi cicliche che determinano nei risparmiatori la paura di investire e perché comporta minori attività e quindi meno lavoro per le aziende dei territori.

In provincia di Como, secondo l’ultima rilevazione della Banca d’Italia aggiornata alla fine di giugno di quest’anno, sono depositati sui conti correnti bancari e postali 16,67 miliardi di euro, contro i 15,81 dello stesso periodo di un anno prima: l’incremento è stato quindi del 5,2%. E due anni prima l’importo totale era pari a 15,39 miliardi.

Accelerazione

L’aumento è evidente anche nella provincia di Lecco, dove al 30 giugno erano depositati 10,71 miliardi contro i 9,92 dell’anno prima, mentre è meno marcato in quella di Sondrio (5,29 miliardi contro i 5,28 al secondo trimestre del 2019).

“Negli ultimi mesi, certamente per effetto della pandemia e delle sue conseguenze – afferma Guido Stancanelli, district manager di Banca Generali Private per Como, Lecco, Sondrio e Varese -, c’è stata un’accelerazione di un fenomeno già fortemente presente a partire dalla crisi del 2008, una recessione finanziaria che ha determinato incertezza negli investitori. Da quel momento infatti – prosegue – i tassi di interesse sono rimasti molto bassi e numerosi risparmiatori hanno visto nel deposito sul conto corrente una forma di investimento”.

L’opinione

Tuttavia, secondo Stancanelli, questo è un errore ed è tipico delle situazioni di incertezza come quella che stiamo attraversando. “Se il cliente lascia grosse somme sul conto corrente – prosegue – subisce certamente una perdita che deriva soprattutto dal costo della vita, che va ad erodere la capacità di acquisto di un determinato capitale; questo sbaglio è tipico del nostro paese, in cui di fatto non è presente un’adeguata cultura finanziaria. In altri paesi europei – continua il consulente finanziario -, la cultura finanziaria viene insegnata a scuola e la mentalità è quindi molto differente, mentre noi operatori del settore italiani spesso incontriamo clienti che, spaventati dalla situazione generale, tendono a chiudersi a riccio e a lasciare il proprio capitale fermo sul conto corrente”.

Ed è questo il motivo per cui, proprio nei momenti di crisi, i depositi bancari tendono a salire. “Spesso c’è anche una scarsa conoscenza dei servizi proposti per gli investimenti: in realtà – afferma ancora Stancanelli – oggi sono presenti sul mercato prodotti che non scommettono esclusivamente sull’andamento dei mercati finanziari, ma consentono di investire direttamente nell’economia reale. Noi pensiamo – aggiunge – che gli investimenti vadano diversificati e che sia importante dare un contributo alle attività produttive, che possono generare occupazione, ricchezza per il paese ed un ritorno importante per l’investitore. Quando parlo di diversificazione – dice ancora il consulente finanziario di Generali – penso ad un servizio che orienti il cliente ad investire non solo sul patrimonio finanziario, ma anche immobiliare e produttivo. Si tratta di una svolta – conclude – anche di natura culturale, particolarmente importante in periodo di incertezza come quello che stiamo attraversando: la soluzione alla paura non può essere tenere i soldi in banca”.

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