Como: il decreto ristori
«Facciano in fretta ma non basterà»

Prudenza tra piccoli imprenditori e artigiani. «I tempi sono sempre lunghi, basta con le promesse»

Arrivano i rinforzi, anzi i ristori. Ma quando? E soprattutto basteranno alle imprese nei settori più stremati? Dopo mesi di aiuti annunciati e a volte pervenuti in maniera quanto meno complessa, tra le imprese comasche c’è molta prudenza. Le associazioni di categoria chiedono rapidità e semplicità.

In cosa consiste

Il decreto, secondo l’ultima formulazione, interviene con uno stanziamento di 5,4 miliardi di euro in termini di indebitamento netto e 6,2 miliardi in termini di saldo da finanziare- cita il Governo - «destinati al ristoro delle attività economiche interessate, direttamente o indirettamente, dalle restrizioni disposte a tutela della salute, nonché al sostegno dei lavoratori in esse impiegati». Contributi a fondo perduto, concepiti con le medesime modalità del decreto rilancio, nelle categorie più colpite: dai pubblici esercenti alle attività ricettive, arrivando anche a taxi, cinema, discoteche. Un elenco che è stato presentato e ora vogliono tutti vedere nero su bianco nel decreto definitivo.

Rispetto al passato, la platea dei beneficiari includerà le aziende con fatturato maggiore di 5 milioni di euro (con un ristoro pari al 10% del fatturato). Potranno presentare la domanda anche le attività che non hanno usufruito dei precedenti contributi – si avvisa - mentre è prevista l’erogazione automatica sul conto corrente, entro il 15 novembre, per chi aveva già fatto domanda in precedenza. Ma in cosa consistono i ristori? L’importo del beneficio varierà dal 100 al 400% su quanto già previsto in precedenza, in funzione del settore.

Nel decreto ci sono altri atti importanti, come la proroga della cassa e dello stop ai licenziamenti fino al 31 gennaio. O ancora, la seconda rata dell’Imu 2020 relativa agli immobili e alle pertinenze in cui si svolgono le loro attività è cancellata per le categorie interessate dalle restrizioni. Oltre a misure per i lavoratori dello spettacolo e del turismo.

Le reazioni

In una terra provata come quella comasca, dalla scomparsa dei turisti internazionali e dal freno marcato all’export (ancora ieri nell’analisi di Assolombarda su Genio & Impresa si era all’ultimo posto, con -30% nel secondo trimestre), c’è molta prudenza appunto.

Roberto Galli, presidente di Confartigianato Como, osserva: «Sono come San Tommaso, finché non vedo non credo. Dal momento in cui si proclama il sussidio a quello reale in cui si percepisce, quanto ci vorrà? Lo abbiamo sperimentato dal superbonus al 110%, di cui solo oggi vediamo le prime pratiche. E poi bisogna entrare nel concreto. Le aziende in media hanno perso il 20-25%, ma ci sono realtà sotto il 50-60%. Se poi arriva un altro lockdown, sono briciole».

Non meno prudente il presidente della Cna del Lario e della Brianza Enrico Benati: «Ho letto la procedura di rifinanziamento, è un po’ la fotocopia della prima. Chi aveva già presentato la domanda, ha già i dati inseriti, sarà più veloce. È un bell’aiuto, certo che era meglio lavorare…».

Il presidente di Confcommercio Como Giovanni Ciceri è tranchant: «Inutile promettere, bisogna dare».

Giuseppe Rasella, che ha la delega del turismo nella giunta camerale, osserva: «Questi miliardi… sembra una gara al rialzo. Aspettiamo, per noi il coefficiente di ristoro dovrebbe essere il 150%. Servirebbero poche disposizioni, semplice e chiare. Per permettere alle imprese di stare aperte e di onorare tutti gli impegni».

Molti alberghi stanno chiudendo in questi giorni, la destagionalizzazione per recuperare quest’anno è un mito tramontato. Si spera giusto nel Natale, ma sottovoce. «I ristori – conclude Rasella- speriamo non siano come il bonus vacanze. Troppo macchinoso» .

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