Frontalieri, firmato l’accordo fiscale
Novità già dal 2021

Sale subito da gennaio la franchigia fiscale per chi risiede fuori da 20 km della fascia di confine. Il Mef garantisce: ai Comuni di frontiera 90 milioni

Con una firma attesa cinque anni (tanto è passato dalla scricchiolante intesa del dicembre 2015), ieri alle 11.30 a Roma i Governi di Italia e Svizzera rappresentati dal viceministro all’Economia Antonio Misiani e dalla segretaria di Stato elvetica Daniela Stoffel hanno pensionato il granitico accordo del ’74 - operativo dal ’76 - gettando le basi per un’intesa che modificherà profondamente la realtà dei lavoratori frontalieri e dei Comuni di confine.

Il nuovo accordo tra Italia e Svizzera è dunque realtà, anche se per l’entrata in vigore bisognerà attendere - come anticipato ieri da La Provincia - il 2024, l’anno successivo a quello in cui i due Parlamenti recepiranno e voteranno il provvedimento.

Le novità

Ora dunque la parola passa alla politica. I primi effetti di questa intesa storica si avranno già dalla dichiarazione dei redditi 2021, con l’innalzamento della franchigia fiscale a 10mila euro per i frontalieri residenti fuori dalla fascia di confine (20 chilometri). Franchigia, questa, garantita anche ai frontalieri che dall’entrata in vigore del nuovo accordo in poi dovranno pagare le imposte in Italia. Tra il 2021 e il 2022 verrà poi formalizzata una nuova indennità di disoccupazione riservata ai frontalieri che porterà in dote la cancellazione del tetto massimo di 1.335 euro lordi per i primi cinque mesi di indennità (3 mesi per i frontalieri impiegati per meno di un anno). Il testo firmato ieri - che prevede ogni cinque anni dall’entrata in vigore una sorta di “tagliando” - ha contemplato le anticipazioni che quindici giorni or sono il senatore varesino del Partito Democratico, Alessandro Alfieri, aveva annunciato al nostro giornale ovvero vecchio sistema fiscale applicato a tutti i frontalieri attivi anche solo per pochi giorni tra il 1° gennaio 2019 e il 31 dicembre 2020 ed a quelli che cominceranno a lavorare nel 2021 e 2022. Il tutto fino alla pensione. Garantiti fino al 2033 i ristorni ai Comuni di confine. Una nota del Mef ha chiarito che il Governo «si è impegnato a garantire in via strutturale risorse per i Comuni di frontiera pari a quelle spettanti per il 2019, circa 90 milioni di euro».

«È una data storica per i frontalieri. Grazie all’intervento del sindacato si è riusciti a superare l’accordo siglato nel 2015, inserendo numerose condizioni di favore per i lavoratori, dalla clausola di salvaguardia per gli attuali frontalieri e per chi ha perso il lavoro nel 2019 e nel 2020 e così per chi entrerà nel mercato nel 2021 e nel 2022 - sottolinea Andrea Puglia, responsabile frontalieri del sindacato Ocst -. Si sono poste le basi anche per una nuova indennità di disoccupazione per tutti i frontalieri ed un innalzamento della franchigia a 10 mila euro. Lo definirei in testo moderno».

Una nuova stagione

Nel protocollo siglato dopo la firma dell’accordo tra Governo italiano, sindacati confederali e Associazione dei Comuni di confine figura - come fa notare Giuseppe Augurusa, responsabile nazionale della Cgil - un altro elemento di interesse, ovvero il nullaosta «ad un tavolo interministeriale per la definizione dello Statuto dei Lavoratori frontalieri, che avvierà i propri lavori entro aprile 2021». «Da oggi si apre una nuova stagione per il lavoro frontaliero italiano», si legge nella nota unitaria a firma Cigl, Cisl, Uil, Unia, Ocst e Syna. «È la prima volta che si ha un impegno concreto per dar vita a uno Statuto dei frontalieri», chiosa Roberto Cattaneo, segretario della Uil Frontalieri di Como.

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