Green pass in Svizzera
«Per bar e ristoranti
sarà un’altra perdita»

Il presidente di GastroTicino contrario all’introduzione«Ulteriore colpo dopo i 4 mesi di chiusura»

«Al momento sole e bel tempo sono al nostro fianco. Tra qualche settimana capiremo quanto e come questa misura inciderà sulle nostre attività. Di sicuro, si è andati nuovamente a penalizzare la ristorazione e non si è guardato ad altri contesti dove la gente è accalcata».

Così a “La Provincia” il presidente di GastroTicino e vicepresidente di GastroSuisse, Massimo Suter, dopo il debutto ieri in Svizzera del Certificato Covid - l’omologo del nostro Green pass - nella quasi totalità delle attività al chiuso, a cominciare da bar e ristoranti.

«Non sono contrario al vaccino, bensì a misure come il Certificato Covid che porteranno a perdite nel nostro settore fino al 40%. Non sarà una perdita generalizzata. Ci sarà chi riuscirà a parare il colpo e chi invece soffrirà in maniera importante questo obbligo introdotto dal Governo - sottolinea ancora Massimo Suter -. Di sicuro una perdita ci sarà, che va sommarsi ai quattro mesi in cui bar e ristoranti sono rimasti chiusi. Il messaggio è chiaro: “Fatevi vaccinare”, altrimenti stop alle libertà, dallo stadio al ristorante. E ancora una volta noi ci siamo andati di mezzo».

Di sicuro per il segmento della ristorazione l’obbligo voluto da Berna - a fronte del nuovo aumento di contagi e ricoveri (6060 i nuovi casi annunciati a livello federale nel fine settimana) - porterà in dote anche un surplus di lavoro. Perché l’altro tema posto sul tavolo del dibattito dalle Associazioni di categoria è anche quello dei controlli (100 franchi la sanzione prevista).

«I controlli spetteranno a ristoranti e bar. Le forze di polizia per contro eseguiranno controlli a campione - fa notare ancora il vicepresidente di GastroSuisse -. E’ un surplus di lavoro oltre al fatto che si tratta di un’ingerenza alla nostra libertà imprenditoriale. Tutto questo rimarcando le difficoltà che inevitabilmente avranno quei locali che contano diverse entrate e in cui i controlli relativi al Certificato Covid saranno particolarmente complessi». Al momento non è possibile quantificare se e quali ripercussioni l’obbligo di Certificato Covid al chiuso avrà per il segmento della ristorazione, ricordando che in Ticino sono impiegati oltre 3 mila frontalieri.

«Non credo che il fatto che il Ticino abbia un buon numero di vaccinati possa far cambiare le regole d’ingaggio - chiosa Massimo Suter -. Le regole sono state dettate a livello federale e le singole peculiarità dei Cantoni non vengono - gioco forza - prese in considerazione. Insomma, non vedo vantaggi per il Ticino nel breve periodo».

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