Paragonavano i lavoratori italiani ai topi. Ora dicono basta alla tassa sui frontalieri

Oltre confine L’Udc si smarca dalla Lega dei ticinesi e abbandona lo slogan “Bala-i-rat”. Lanciata la raccolta firme per un referendum che cancelli la cosiddetta “tassa di collegamento”

Con un annuncio a sorpresa, smarcandosi per la prima volta in maniera netta dalla Lega dei Ticinesi, l’Udc ha deciso - insieme al Plr ed al Centro (Ppd) - di affidare al volere popolare l’abolizione della tassa di collegamento, balzello votato il 5 giugno 2016 proprio dagli elettori ticinesi soprattutto per arginare l’equazione “un frontaliere, un’auto”, andando nello specifico a colpire aziende e negozi con più di 50 parcheggi. Attività che poi evidentemente andrebbero a riversare dal 1° gennaio 2025 - data della sua introduzione - la tassa sulle buste paga dei dipendenti (inevitabile un rimando ai frontalieri) nell’ordine dei 3,50 franchi al giorno per un parcheggio aziendale e un franco e mezzo per i centri commerciali.

Servono settemila firme

C’è tempo fino al 3 febbraio del prossimo anno per raccogliere le 7 mila firme necessarie a chiamare nuovamente gli elettori alle urne, ma ciò che più conta al momento sono le parole del consigliere nazionale dell’Udc - che in vista delle cantonali del prossimo aprile ha già detto di essere pronto ad entrare a far parte del Governo ticinese - Piero Marchesi: «Non c’è dubbio sul fatto che la tassa di collegamento era nata come la tassa contro i frontalieri. Sarà invece un costo aggiuntivo per i ticinesi che sono obbligati ad utilizzare l’automobile per andare al lavoro in una situazione già complicata dove aumentano i costi della benzina e dell’elettricità nonché i premi della cassa malati (l’assicurazione obbligatoria sulla malattia, ndr)». “Firma e ferma la tassa” lo slogan coniato per questa nuova iniziativa popolare, che vedrebbe - qualora riuscisse la raccolta firme - i frontalieri nel ruolo di spettatori decisamente interessati.

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