Suominen Nonwovens Mozzate, tra i lavoratori ai cancelli. «Qui anche la notte, se sarà utile»

La vertenza Operai in sciopero in attesa del licenziamento e impiegati in smart working. «Il presidio andrà avanti a oltranza, all’azienda chiediamo disponibilità a una vera trattativa»

Il caffè caldo, qualche fetta di torta e un sorriso per tutti così Anna ha sostenuto i colleghi il primo giorno di sciopero poi è andata in ospedale a fare la dialisi. È l’incredibile forza dei 92 lavoratori della Noweven-Souminen, 62 operai e 30 impiegati, che ieri hanno iniziato il presidio davanti allo stabilimento di via al Corbè contro la decisione della multinazionale finlandese di cessare la produzione a giugno.

Dove una volta erano parcheggiati sino a 8 autoarticolati in attesa di varcare i cancelli, per caricare rotoli di tessuto non tessuto, oggi ci sono le bandiere di Cobas, Cgil, Cisl e soprattutto una trentina di lavoratori irremovibili nonostante la gelida pioggia invernale. «Prima ci presentavamo alle 7.30 del mattino per entrare in fabbrica, ora lo facciamo per mantenere il posto di lavoro» commenta amaramente Claudio Squillace, 50 anni, di Turate. Nello stabilimento ci sono soltanto un’impiegata, la responsabile del personale e il direttore dello stabilimento. «Molto probabilmente il resto dell’ufficio lavora da casa in smart working – spiega Paolo Tonini, capoturno – Noi siamo in sciopero ma nell’altro sito Souminen a Cressa, in provincia di Novara, l’attività va avanti. Lì non hanno impiegati: la gestione è tutta a Mozzate». Intanto davanti ai cancelli si organizza il presidio. Antonio Ferrari, Cobas: «Andremo avanti a oltranza sino a quando non ci diranno che vogliono trattare. Qui (si volta e guarda i cancelli dello stabilimento chiusi) non entra e non esce nulla! Se ci sarà bisogno, presidieremo anche la notte: abbiamo parlato con l’azienda, almeno ci hanno consesso di usare la portineria riscaldata in cortile».

Raffaello Canzio, operaio e Rsu, su un foglio sta registrando la disponibilità di chi è pronto a fare i turni: «Saremo qui davanti ogni giorno, dalle 7.30 alle 18, in 6 o in 8. Di notte? Per ora stiamo valutando». Gli altri lavoratori stanno montando un gazebo, appendono i manifesti e le bandiere dei sindacati. «Ne attaccheremo altri anche sulla vicina strada Varesina – prosegue Ferrari - Dobbiamo avere visibilità, la gente deve sapere quello che sta accadendo in via al Corbè».

La solidarietà

Nei prossimi giorni il presidio potrebbe allargarsi: «Ci sono lavoratori di altri siti che hanno espresso la loro solidarietà e soprattutto la volontà di venire a manifestare con noi». È quasi mezzogiorno quando arriva Annamaria Mazza, per tutti è semplicemente Anna. Abita a Cassano Magnago, è rappresentante Rsu, lavora alla Souminen da 38 anni. Quando era stata assunta lo stabilimento aveva una gestione padronale e lei era una giovane donna di 18 anni. Saluta cordialmente, ha portato il thermos col caffè e anche da mangiare. «Oggi resterò soltanto un’ora, poi devo scappare: alle 13 devo essere in ospedale di Tradate per la seduta di dialisi – spiega - La malattia però non mi ferma. Sarò accanto ai colleghi durante tutto il periodo dello sciopero, magari non l’intera giornata, ma non mancherò di fare i miei turni. L’azienda mi ha dato tanto, questo è vero, ma non può certo vincerla così. La partita ce la giochiamo sino in fondo».

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