Taglio del cuneo fiscale. Stipendio più pesante per 138mila comaschi

Il decreto Il calcolo dell’aumento per due profili tipo: 95 euro in più a un cameriere, 75 a un impiegato tessile. La misura sarà in vigore da luglio alla fine dell’anno

Il taglio al cuneo fiscale è stato portato fino al 7% per i redditi fino a 25mila euro all’anno e al 6% per quelli fino a 35mila dal Decreto lavoro del Primo Maggio: sono quindi attesi rialzi del guadagno netto per il lavoro dipendente di circa 95 euro, nel primo caso, e di 75 euro nel secondo caso, ogni mese da luglio a dicembre 2023.

Se si considera che a Como e provincia le persone con un reddito fino a 26 mila euro all’anno sono circa 290mila (dati 2019 del Ministero dell’economia e finanze), i lavoratori dipendenti complessivi sono 206.568 (dati Istat), si stima che i lavoratori dipendenti che beneficeranno del taglio del cuneo fiscale possano essere almeno i due terzi, in proporzione agli scaglioni di reddito, per un totale di 138mila persone.

In concreto, per un cameriere che guadagna, per esempio, 24mila euro lordi all’anno, il vantaggio complessivo sarà di circa 90, 95 euro al mese in più. Ma il taglio al cuneo fiscale, in percentuali minori, era già attivo, per cui quello che cambierà da luglio rispetto a oggi è un aumento di 50, 55 euro al mese, perché già in questi mesi ha beneficiato di circa 40 euro in più dovuti ai tagli precedenti al cuneo fiscale. Nel caso invece di un impiegato tessile con uno stipendio attorno ai 30mila euro all’anno, il beneficio da luglio a dicembre di quest’anno sarà attorno ai 35 euro, che portano il totale dell’abbattimento al cuneo fiscale nel suo caso a 75 euro. Senza fretta, perché gli effetti potrebbero non vedersi sulla busta paga di luglio ma essere recuperati in seguito, come arretrati. «Si stima che nella seconda metà dell’anno ci saranno in più, oltre ai 40 euro già effettivi, altri 50 euro, per un totale a fine anno di circa 580 euro per i lavoratori sotto la soglia dei 25mila euro – spiega Sandro Estelli, segretario generale Cgil Como – se gli interventi precedenti avevano inciso in modo poco significativo, sommandoli all’intervento di lunedì la cifra sfiora i cento euro al mese. Una misura che va nella direzione giusta ma che è temporanea in un momento in cui servirebbero anche certezze, un impegno sulla reale perdita di potere di acquisto subita a causa dell’inflazione negli ultimi 18 mesi e soprattutto sul rinnovo dei contratti. Alcuni non sono rinnovati da sette anni, come nel caso del settore della vigilanza».

Gli oneri

L’abbattimento del cuneo fiscale è stata ottenuta riducendo il prelievo dei contributi a carico del lavoratore, senza che questo produca un pregiudizio sulla pensione a fini previdenziali. Il mancato pagamento dei contributi resta a carico dello Stato per un costo di circa 5 miliardi di euro per il 2023. Se la misura dovesse essere prorogata per tutto il 2024, ne servirebbero altri dieci. Sorge quindi il sospetto di un possibile eventuale aumento delle tasse per compensare «nel caso sarebbero contributi indiretti che andrebbero però a colpire tutti – precisa Marco Frisoni, consulente del lavoro in Como – con l’evidente obiettivo di migliorare il netto finale dei lavoratori. L’auspicio è che si trasformi in una misura strutturale e perché questo accada forse non serve tanto pensare a un inasprimento fiscale altrove ma a riforme strutturali necessarie, a volte impopolari, che potrebbero permettere di mantenere un costo del lavoro più basso che a sua volta genera più lavoro e investimenti».

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